Era stato arrestato all’alba del 17 febbraio, insieme ad altre 64 persone. E il calibro degli altri arrestati non era certo di poco conto: personaggi della ‘Ndrangheta dai nomi “altisonanti”. Gallace, Madaffari, Perronace. Intrecci tra mafia e politica, con appalti e traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’inchiesta condotta dalla DDA di Roma ad Anzio e Nettuno aveva provocato un vero terremoto politico e sociale. E ancora oggi nei due Comuni si sentono gli strascichi di quanto avvenuto, tra dimissioni e manifestazioni.
Lui, Saverio Menichetti, 48enne di Anzio, era stato accusato di aver fornito “il costante e attivo apporto” all’associazione, “provvedendo al procacciamento e alla fornitura per il sodalizio delle schede telefoniche fittiziamente intestate utilizzate per le comunicazioni riservate”, così come si legge nell’ordinanza che lo ha portato in carcere.
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Accusato di fornire le schede telefoniche ai boss: scarcerato dal Riesame
Menichetti, conosciuto con il soprannome di “Bonzo” e socio di un’azienda di telefonia e computer, ha però sempre contestato le accuse mossegli dagli inquirenti. All’accusa di fornire le schede telefoniche al sodalizio criminale ha sempre risposto di essere estraneo ai fatti contestati. E ieri il Tribunale del Riesame, già chiamato a decidere nei giorni scorsi sulla posizioni di diversi indagati, ha annullato il provvedimento che aveva applicato la misura cautelare detentiva a suo carico.
Il difensore di Menichetti, l’avv. Luca Goffredo del foro di Roma, dopo la decisione del Tribunale del Riesame ha affermato “Siamo soddisfatti di questo risultato importantissimo. Già in sede di interrogatorio il mio assistito la propria assoluta estraneità ai fatti ed il Riesame, accogliendo il ricorso, evidentemente ha riconosciuto la fondatezza delle nostre argomentazioni che saremo pronti a ribadire con forza nell’eventuale fase successiva”.