<<Nella ASL RM6, che comprende i Castelli Romani e la Litoranea, il 2 maggio il numero dei positivi è salito a 1.177, con altri 7 nuovi casi e un decesso.
Nelle case di riposo, RSA e case di cura private si contano oltre 500 positivi, di cui più di 50 operatori sanitari, e decine di morti.
Il Partito Comunista esige che tutti i pazienti positivi ancora presenti nelle strutture sanitarie private siano spostati immediatamente nelle strutture covid della ASL RM6 e della Regione Lazio.
Sul disastro “colposo” della gestione delle casa di riposo, RSA e case di cura stanno già indagando la Procura della Repubblica di Roma e quella di Velletri.
Il 4 maggio inizia la fase 2 dell’emergenza sanitaria, ma sono ancora troppi i nuovi positivi in Italia, a Roma e nei Castelli Romani.
La possibilità di muoversi tra le regioni per motivi di lavoro mette ad altissimo rischio Roma città per l’altissimo numero di lavoratori pendolari che arrivano dalle regioni del Nord nella capitale. Questa elevata mobilità interregionale rischia di mettere a forte rischio la capitale e, di conseguenza, i Castelli Romani e la Litoranea.
Nella fase 2 vanno immediatamente riprese nella ASL RM6 tutte le attività ambulatoriali (analisi, visite e prestazioni), ad oggi sospese per l’emergenza sanitaria. In particolare, è inspiegabile ed ignobile la scelta di limitare le attività di analisi ai soli casi di urgenza, costringendo migliaia di cittadini a rivolgersi a pagamento ai laboratori di analisi privati.
Nella ripresa delle attività ambulatoriali andrà posta la massima attenzione alle misure precauzionali di distanziamento sociale e alla fornitura di tutti i dispositivi di sicurezza per tutelare la salute degli operatori sanitari e dei pazienti.
L’emergenza coronavirus sta evidenziando tutte le criticità dell’organizzazione della sanità nella ASL RM6: la sanità pubblica è stata saccheggiata (ospedali chiusi, reparti accorpati, personale senza ricambio generazionale), mentre la sanità privata ha visto crescere finanziamenti regionali e profitti.
Dopo 20 anni di tagli alla sanità pubblica, ci siamo ritrovati nei Castelli Romani e Litoranea con pochissimi posti letto negli ospedali pubblici e una sanità privata faraonica (migliaia di posti letto a Villa delle Querce a Nemi, al San Raffaele di Rocca di Papa, al San Raffaele di Montecompatri, all’INI di Grottaferrata, alla Clinica dei Pini di Anzio, a Villa Nina a Frattocchie, ecc.).
L’emergenza coronavirus ha anche dimostrato che la sanità pubblica è più sicura e più efficiente, mentre la sanità privata (che fa enormi profitti con i finanziamenti regionali) ha provocato un disastro “colposo”, con più di 500 positivi e decine di morti.
Di fronte a questo disastro, il Presidente Zingaretti, l’Assessore D’Amato e i Sindaci, che solo un mese fa avevano rigettato l’ipotesi di riapertura degli ospedali di Albano e di Genzano, si sono dovuti ricredere e, sotto la spinta di medici, di associazioni e del Partito Comunista, hanno dovuto rafforzare la debole sanità pubblica, riaprendo gli ospedali di Albano e di Genzano.
L’ospedale di Albano potrà essere utilizzato, oggi nell’emergenza, come struttura covid “dedicata” e, in seguito, come RSA pubblica.
Sulla base delle nostre analisi, a seguito dell’esplosione dei nuovi contagi nelle case di riposo e nelle case di cura private, la curva dei nuovi contagi ha raggiunto il picco il 15 aprile.
Rispetto al nuovo picco siamo scesi solo del 53% in 17 giorni.
La ASL RM6 rimane la peggiore ASL della Regione Lazio.
Infatti, le altre ASL della Regione Lazio scendono molto più velocemente: Rieti è scesa del 93%, Frosinone del 91%, Viterbo dell’81%, Latina dell’80% e le altre cinque ASL di Roma sono scese complessivamente del 62%.
Le misure di distanziamento sociale, applicate diligentemente dai cittadini, che in queste settimane hanno fatto grossi sacrifici rimanendo nelle proprie abitazioni e riducendo al minimo gli spostamenti, hanno prodotto buoni risultati.
Infatti, senza misure di contenimento sociale e senza questo impegno straordinario dei cittadini tutta la popolazione dei Castelli Romani e Litoranea sarebbe stata infettata.
Se da un lato le misure di distanziamento sociale hanno ben funzionato, è purtroppo mancata da parte delle istituzioni (Regione Lazio, ASL RM6, Comuni) un’azione di controllo preventiva sulle case di riposo, sulle RSA e sulle case di cura “private”, peraltro accreditate da sempre con il servizio sanitario regionale.
Mappa dei contagi Comune per Comune
Per visualizzare la cartina per comune sulla diffusione del coronavirus nel Lazio, puoi fare click sul seguente link:
https://drive.google.com/open?id=1sI_jgUiLG9xh7GKQp5-W-_NV9tS7Z2Ne&usp=sharing
Nella tabella seguente viene riportata la ripartizione dei contagi per singolo comune dei Castelli Romani e della Litoranea sulla base delle comunicazioni ufficiali delle autorità competenti.
La mappatura dei dati nei Comuni dei Caselli Romani e Litoranea risulta particolarmente complessa.
Il Comune di Albano, unico caso al mondo, continua a non fornire alcuna informazione alla popolazione sulla diffusione del coronavirus sul territorio. Tale decisione è assolutamente incomprensibile, in quanto sulla base della legge 265/99 è un preciso compito istituzionale del Sindaco informare la popolazione sulla evoluzione dell’emergenza sanitaria.
La ASL RM6 non fornisce alcuna informazione alla popolazione e deve ancora comunicare ai comuni la ripartizione di circa 300 casi, in prevalenza anziani che hanno contratto il virus nelle strutture sanitarie private.
A causa di questi ritardi, in 12 comuni dei Castelli Romani e Litoranea il totale dei casi positivi fornito dai Sindaci su comunicazione della ASL RM6 è inferiore al dato pubblicato dal SERESMI (il Servizio Regionale per la Sorveglianza delle Malattie Infettive).
Solo alcuni comuni (Ariccia, Lariano, Marino, Nettuno, Pomezia, Rocca Priora, Velletri) forniscono un’informazione completa (guariti, attualmente positivi, deceduti), aggiornata quotidianamente>>.
Lo dichiara in una nota il Partito Comunista dei Castelli Romani.