Roma si lecca ancora le ferite dell’imponente incendio al TMB Salario, il famoso sito AMA per la raccolta rifiuti situato su Via Salaria.
Una condizione che l’11 Dicembre 2018 ha probabilmente dato il colpo di grazia alla gestione dei rifiuti da parte di AMA, considerato come solo questo centro trattava un quarto degli scarti provenienti da tutta la Capitale.
Una storia che andò ad aggravare ulteriormente le condizioni della municipalizzata romana addetta al trattamento dei servizi ambientali, che dal 2017 si trova ad attraversare un duro periodo di crisi tra bilanci economici interni bocciati dall’Amministrazione di Virginia Raggi e piani industriali inesistenti per provare a rilanciarla.
Tutto questo nello scenario di una Capitale d’Europa lenta, dove i problemi dei rifiuti in un anno esatto non hanno visto delle soluzioni da parte delle istituzioni locali ma bensì si sono ingigantiti per mancanza di decisioni ferree a riguardo.
Il TMB Salario era un centro nevralgico per AMA nello smaltimento dei rifiuti romani, soprattutto per i numerosi servizi che offriva al territorio capitolino: separava la “frazione secca” dei rifiuti indifferenziati da quella umida, ma soprattutto permetteva la trasferenza all’interno dei suoi locali (il deposito di determinati scarti in attesa di essere trasferiti altrove).
Il centro della Salaria era da considerarsi un cuore pulsante della raccolta rifiuti a Roma, che cercava – troppo spesso in maniera ugualmente insufficiente – di tenere a galla un servizio comunale all’epoca già irrimediabilmente compromesso dalla chiusura della discarica di Malagrotta avvenuta sotto l’esperienza di Ignazio Marino come sindaco.
Un anno – e anche più – per palesare le difficoltà di AMA a realizzare i propri doveri, con i servizi di raccolta, trattamento e smaltimento totalmente in panne.
Una Città e una Regione Lazio che ancora lavorano affidandosi al piano rifiuti del 2012, targato all’epoca dalla governatrice Renata Polverini. Una linea totalmente antiquata per i nostri giorni, che appresso porta dietro anche quelle molteplici promesse per AMA – impianti, fabbriche di materiali, impianti di riciclo e compostaggio – mai mantenute dalle istituzioni fino a oggi.
Oggi ci ritroviamo a prevedere una situazione catastrofica per AMA, consapevoli come dal 15 Gennaio 2020 diventerà inattiva anche la discarica di Colleferro senza che la Capitale abbia dato un’indicazione sul dove far sorgere un nuovo scarico in altri quartieri della Città.
Ma si palesa anche il fallimento delle promesse del Movimento 5 Stelle sul piano della raccolta rifiuti, con la stessa “raccolta differenziata” che ha visto un calo quest’anno e fermandosi alla percentuale del 42,9%. Per intenderci ben altri numeri in confronto a quelli lanciati dalla sindaca Raggi in campagna elettorale, dove lanciava slogan ambientalisti che prevedevano la raccolta differenziata al 70% sul Comune capitolino.
Ed è proprio il nodo ambiente a essere tra i principali “pomi della discordia” all’interno delle file grilline romane, con nessun consigliere che realmente vuole l’installazione di una discarica nel proprio territorio anche per ritorni elettorali o d’immagine. Si pensa a rinviare il discorso a un “post nuovo piano regionale”, che non si sa bene quando arriverà ma palesa già bene quei “No” ideologici che incatenano i pentastellati nel loro agire politico su qualsiasi faccenda che riguarda la Capitale.
La maggioranza sul tema rifiuti si mostra spaccata in Campidoglio, continuando a scaricare ormai responsabilità verso un’AMA sempre più vicina allo stato di commissariamento. Tutto questo mentre una della Capitali più belle d’Europa piange per lo stato di degrado lungo le sue strade, con le vie del Centro Storico ormai invase dai rifiuti e sempre più riflesso dei disagi presenti nei quartieri periferici romani.
Serve scegliere adesso per la dignità di Roma, con una sindaca di Roma che deve prendere decisioni coraggiose per il bene di questa Città.