“Con l’ordinanza dirigenziale n.205 emessa in data odierna, che annulla i permessi di costruire nell’area denominata Punta di Palo, il Comune di Ladispoli compie ancora un passo nella direzione della tutela delle aree di pregio della nostra città e verso il contrasto alla loro cementificazione. Il provvedimento arriva a seguito delle verifiche svolte sull’intero iter procedurale che hanno evidenziato la presenza di diverse criticità.
Le parole sono del Sindaco Alessandro Grando che è intervenuto per rendere noto alla città l’esito del lavoro svolto dagli uffici comunali su una vicenda molto sentita dalla popolazione.
“Ricordiamo che l’intervento a Punta di Palo nasce con un Piano di lottizzazione che prevedeva l’insediamento di 30 mila metri cubi di strutture alberghiere e sportive. Successivamente i proprietari dell’area avevano sfruttato l’occasione concessa dalla legge regionale 21/2009 (c.d. Piano Casa) di convertire queste volumetrie interamente a residenziale. La legge in questione consentiva tuttavia ai Comuni di escluderne l’applicazione in determinate aree, da individuarsi entro un anno dall’entrata in vigore della legge stessa.
Tale limitazione venne applicata, ad esempio, al comparto edificatorio Olmetto – Monteroni, interessato ugualmente da un Piano di lottizzazione, al quale venne appunto preclusa la possibilità di attuare le disposizioni della legge 21/2009.
E’ stata quindi una precisa scelta di chi ci ha preceduto quella di consentire a Punta di Palo questo tipo di intervento, a ridosso di un’area di grande importanza naturalistica come è il Bosco di Palo.
Oggi, quindi, ci troviamo nuovamente a fare i conti con le sciagurate decisioni in materia di pianificazione urbanistica di chi ci ha preceduto, come già avvenuto per i numerosi Programmi integrati che abbiamo ricevuto in eredità.
Se per questi ultimi però è stato possibile intervenire in maniera definitiva con l’annullamento, in quanto l’iter di approvazione non era ancora stato completato, non possiamo dire lo stesso per Punta di Palo.
In questo caso, infatti, l’iter approvativo si è concluso con una conferenza dei servizi che ha interessato, tra gli altri, anche la Regione Lazio, la quale ha dato il proprio parere favorevole seppur con prescrizioni da osservare prima dell’emissione dei relativi permessi di costruire.
Tra tali prescrizioni rientrano ad esempio la cessione di 5 ettari di terreno al Comune di Ladispoli e la preliminare verifica di fattibilità degli allacci alla rete idrica e fognaria esistente.
La carenza di tutto ciò, unitamente alla mancata sottoscrizione della convenzione urbanistica, ha motivato la posizione assunta dall’Ufficio tecnico comunale.
Siamo coscienti del fatto che mettere la parola fine a questa speculazione edilizia sia un obiettivo difficile da raggiungere, ma crediamo che Ladispoli non abbia bisogno di questo tipo di pianificazione e cercheremo in ogni modo di impedirne la realizzazione, restituendo alla città la giusta destinazione di un’area di notevole pregio ambientale”.