Divieto di balneazione a Torvaianica: è stato giusto emetterlo?
Sulla questione è intervenuto il consigliere di opposizione Pietro Matarese che, contrariamente ad alcuni suoi colleghi di minoranza, prende le difese del sindaco Adriano Zuccalà.
“Due anni fa, un caro amico residente a Pomezia, a fine estate, mi comunicò che aveva dovuto portare la propria figlia di pochi anni da un medico specialista a causa di una dermatite comparsa a seguito di bagni di mare effettuati sul litorale pometino”, ha dichiarato Matarese.
“Il fatto sconvolgente – a detta del medico, che in quel periodo aveva in cura numerosi bambini con lo stesso problema – era che fosse noto che le acque marine di Torvaianica erano, in quel momento, inquinate ma che l’amministrazione comunale, pur a conoscenza della criticità, non avesse posto il divieto di balneazione. Alla luce del racconto del mio amico – ha proseguito l’esponente del centrodestra – quando qualche giorno fa il sindaco di Pomezia ha emesso in via precauzionale l’ordinanza di divieto di balneazione, mi sono compiaciuto del suo alto senso di responsabilità, indice di voler privilegiare la salute delle persone anche sacrificando, per alcuni giorni, gli interessi economici dei locali balneari. Il comportamento del Sindaco di Pomezia, come tra l’altro quello di Ardea, è stato quello del bonus pater familias (buon padre di famiglia, ndr), che per gli antichi romani era il modello dell’uomo, non solo libero e fornito di piena capacità (sui iuris) e, quindi, possibile capo di una particolare aggregazione di soggetti, ma anche consapevole dell’importanza della propria posizione e delle proprie azioni”.
“A nulla rileva che le acque del mare di Torvaianica siano risultate successivamente non inquinate – ha concluso Matarese – visto che al momento dell’ordinanza sussistevano fondati sospetti che lo potessero essere. E allora perché rischiare sulla pelle dei bagnanti? A quelle persone che ora accusano il Sindaco di decisione affrettata, voglio porre una domanda: prima delle analisi definitive che hanno rilevato che non c’è nessun pericolo di inquinamento, avreste consentito ai vostri figli di fare il bagno in quelle acque melmose? Criticare le decisioni altrui è sempre molto facile e, quindi, prima di farlo occorre chiedersi quale sarebbe stata quella nostra. Personalmente, avrei fatto ciò che è stato fatto: emettere il provvedimento di divieto balneazione. Per quanto riguarda gli amici balneari, conoscendo la loro saggezza, ritengo che qualche giorno di mancato guadagno non sia così grave, mentre consiglio a noi politici locali che abbiamo a cuore la loro sorte di interessarci a cose più gravi che affliggono la categoria: ricerca di soluzioni per risolvere le problematiche delle concessioni che andranno all’asta (direttiva Bolkestein); calcolo dei canoni demaniali, utilizzando i valori Omi dell’agenzia delle entrate in modo esatto; richiesta dei contributi regionali per la salvaguardia dell’erosione della costa”.