Le forti mareggiate abbattutesi in questi giorni sul litorale romano hanno causato ingenti danni, distruggendo anche molti manufatti ed arredi posti sul demanio marittimo. Le macerie e i detriti di tali manufatti, sono rimasti in parte sulle spiagge e in parte sono finiti direttamente in mare. Trattandosi di materiali potenzialmente nocivi e sicuramente inquinanti (quali pannelli in Pvc e altri componenti plastici, legno verniciato, tettoie contenenti probabilmente anche amianto ecc.), essi provocano un grande danno ambientale oltre che un pericolo per i naviganti.
La direttiva 2004/35/UE dell’Unione europea ha istituito un quadro giuridico per la responsabilità ambientale, basato sul principio «chi inquina paga», per la prevenzione e la riparazione del danno ambientale. Per danno ambientale la direttiva intende, oltre che il danno alle specie e agli habitat naturali protetti, anche specificamente il danno allo stato ambientale delle acque marine. La disciplina nazionale in materia di tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente, attuativa delle norme europee, è contenuta nella Parte VI del D.Lgs. 152/2006 (cosiddetto “Codice dell’ambiente”, art. 300, commi 1 e 2).
Oltre allo specifico danno ambientale suddetto, la presenza sulle spiagge e nell’area di mare prossima alla battigia di detriti di manufatti di vario tipo ed altri residui di arredi degli stabilimenti balneari, costituisce anche un rilevante danno paesaggistico,in conformità all’articolo 9 della Costituzione. Tale danno, secondo la giurisprudenza, è definito come quello risultante da “impatti negativi di tipo percettivo-visivo, storico-culturale in dimensione locale, di quartiere e urbana, come anche da impatti negativi sul paesaggio, oltre che sull’ecosistema e sulla fauna” (vds. articolo 734 c.p. e articolo 181 1bis (a) del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, emanato con decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42).
La causa principale di ciò è senz’altro da addebitare alle numerose costruzioni ed installazioni che i concessionari demaniali marittimi balneari hanno realizzato per decenni, ancheillegalmente, e soprattutto senza alcun riguardo per l’ambiente sul pubblico demanio marittimo. Le strutture di “facile rimozione” abbattute dalle mareggiate, troppo spesso ancorate a solide basi in cemento armato, dovrebbero invece per definizione essere amovibilie quindi andrebbero rimosse al termine della stagione balneare, così come tutti gli arredi di vario tipo utilizzati per l’esercizio degli stabilimenti.
Per quanto sopra esposto, l’Associazione Mare Libero chiede che il X Municipio di Roma Capitale si costituisca parte civile nei confronti di quei concessionari responsabili dei danni sopracitati (come previsto dalla legge 349/86, in quanto il danno ambientale e paesaggistico incide sul territorio, elemento costitutivo dell’Ente territoriale). Si chiede inoltre al X Municipio, a Roma Capitale e alla Regione Lazio di non dar corso a eventuali richieste risarcitorie per i danni subiti o di decurtazione dei canoni dovuti dai concessionari, ravvisandosi in caso contrario gli estremi per la fattispecie di danno erariale.
L’associazione Mare Libero seguirà con attenzione le auspicate iniziative che codeste Amministrazioni intraprenderanno per il risarcimento dei danni ambientali e paesaggistici, riservandosi di procedere autonomamente ricorrendo direttamente alla Magistratura.