Discarica di Albano, dopo anni in cui tutti sembravano essersene dimenticati, si torna a parlare dell’interdittiva antimafia che – se rispettata – avrebbe di fatto impedito che oggi il sito ricevesse i rifiuti di Roma e di altri 24 Comuni dell’area metropolitana.
Questa mattina, infatti, nel corso della Commissione Trasparenza della Regione Lazio, presieduta dalla consigliera di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo, è stato ripercorso l’iter che ha portato alla proroga dell’ordinanza emanata lo scorso luglio dall’ex sindaca Virginia Raggi, firmata pochi giorni fa dall’attuale Primo Cittadino di Roma e di Città Metropolitana Roberto Gualtieri.
Le domande “scomode” di Chiara Colosimo
“Volevo chiedere, vista la presenza dell’Arpa – esordisce la Colosimo – se i 4 pozzi da loro controllati sono risultati gravemente inquinati e secondo quale specifica si può affermare che non ci sia una correlazione tra l’inquinamento e la discarica. Da quanto risulta, infatti, nei pozzi ci sono arsenico, floruri, ferro e zinco ben oltre i limiti massimi ammessi dalla legge. Da agosto tutte le analisi hanno mostrato valori massimi oltre quei limiti: come mai nella proroga del sito tutto questo non è stato tenuto in considerazione? Poi sappiamo che c’è un’interdittiva antimafia: come è stato possibile che non sia stata presa in considerazione? E come mai la Regione non intente stroncare il monopolio dei rifiuti? Sappiamo che la discarica in oggetto è una delle discariche che fa riferimento al gruppo Cerroni, facendo riferimento a tutte le questioni relative alle volture relative a ColleVerde ed Ecoambiente”.
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“Vorremmo inoltre conoscere le motivazioni, se confermato il fatto che la discarica di Albano ha ricevuto rifiuti pericolosi e non a norma – prosegue la Colosimo – provenienti da Malagrotta e sapere se i conferimenti sono stati sospesi dopo i compianamenti”.
Le risposte dell’Arpa
Ma i pozzi a cui si fa riferimento sono 11 e non 4, come viene specificato dai cittadini dell’associazione Salute Ambiente Albano, solo che 7, seppur risultando inquinati, non vengono mai citati. Le prime risposte prova a darle per conto dell’Arpa il Direttore Generale dott. Lupo.
“Noi abbiamo evidenziato superamenti dei CSC già nel 2011 e li abbiamo confermati anche prima dell’emanazione della prima ordinanza. Sulla base dei dati che abbiamo trasmesso a tutti avrebbe dovuto essere avviato un procedimento di bonifica, non dall’Arpa Lazio. Tutti i monitoraggi sono stati fatti di nostra iniziativa. Abbiamo campionato tutti i pozzi sia a settembre che pochi giorni fa. Il trend conferma dati molto simili, non abbiamo evidenziato una non correlazione con la discarica, abbiamo solo evidenziato i dati, dopodiché chi ha emanato l’ordinanza ha fatto delle valutazioni, che non sono state fatte dall’Arpa Lazio. Il parere tecnico, poi, viene rilasciato da Città Metropolitana. Noi abbiamo fatto le analisi e lavorato con le forze di PG e le Procure, non ci siamo mai tirati indietro”.
Quindi Arpa Lazio “passa” la responsabilità alla Regione, colpevole di non aver effettuato la bonifica, e a Città Metropolitana, che ha rilasciato il parere tecnico per la riapertura e, poi, per la proroga della discarica.
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L’interdittiva antimafia
La Colosimo tira in ballo l’interdittiva antimafia, chiedendo come sia stato possibile sorpassarla nel momento della voltura. “Perché la Tosini non si è rivolta al Prefetto che dichiarava che sussistevano tentativi di infiltrazione mafiosa? E come mai chi è succeduto alla Tosini non ha ancora voluto chiarire questa questione?”
A rispondere a queste domande Vito Consoli, attuale responsabile dell’Ufficio Rifiuti Lazio e successore di Flaminia Tosini. Consoli risponde inizialmente sulla quantità dei rifiuti bancati e da poter ancora bancare in base alle autorizzazioni precedenti. “Ci siamo attivati e serve qualche giorno per avere un po’ di chiarezza su questo”. Per quanto riguarda le volture e l’interdittiva, “non ho molto da dire su come si sia operato nel passato – sostiene Consoli – mentre per quanto mi riguarda noi stiamo trattando la cosa: sono questioni molto complesse: la prima interdittiva antimafia è addirittura del 2006, quindi bisogna capire se sono ancora attive. Dobbiamo poi ricordarci che noi non stiamo trattando con chi ha ricevuto l’interdittiva antimafia, ma con altre società, quindi dobbiamo capire bene come stanno le cose. Ma vedo che i miei collaboratori stanno lavorando con molta passione, me ne accorgo dalle mail che si scambiano”.
Vito Consoli: “Non c’è monopolio, dipende dalle istanze che arrivano”
Per quanto riguarda la domanda sul monopolio della gestione delle discariche nel Lazio, Consoli nega. “Io lavoro su istanze di parte: non mi pare che ci sia monopolio nel Lazio, lavoro con gruppi imprenditoriali diversi. Non mi pare che si possa parlare di monopolio nella situazione attuale, dipende dalle istanze che ci arrivano”.
Ma la Colosimo attacca Consoli: “Non offendiamo l’intelligenza di chi ci ascolta: l’ultima interdittiva risale al 2018, mentre l’ultima voltura è del 2020. Siamo in commissione trasparenza: almeno qui cerchiamo di essere trasparenti e di dire le cose come stanno, altrimenti la commissione è inutile. Riguardo al monopolio, al momento nel Lazio ci sono solo due discariche autorizzate, quella di Viterbo e quella di Albano, ed entrambe fanno capo allo stesso gruppo, e anche questo è incontrovertibile”
“!n questi mesi – ribatte Consoli – sono stato impegnato con proposte di discarica a Roccasecca, ad Aprilia, gestita dalla società Paguro, e con proposte di trasformazioni di discariche a Magliano Romano da parte della società Idea 4: come vede c’è un po’ di tutto, un ventaglio ampio di soggetti, forse il monopolio lo ereditiamo dal passato”.
Il sindaco di Albano: ‘Subiamo una decisione che va contro la decisione europea di ridurre i rifiuti’
Alla seduta erano presenti anche il sindaco di Albano Massimiliano Borelli, il consigliere comunale Marci Moresco, il presidente dell’associazione Salute Ambiente Albano Amadio Malizia e le sue vicepresidenti Elena Mazzoni e Francesca Agnani. Quest’ultima ha incalzato Lupo e Consoli. Il dirigente è stato accusato di non aver risposto, nonostante i continui solleciti, alla richiesta formale di revoca in autotutela delle vecchie autorizzazioni classe 2009, nonostante l’istanza fosse stata sottoscritta da ben 3500 cittadini.
Il sindaco Borelli, parlando a nome dell’amministrazione di Albano e della confinante Ardea, ricorda la richiesta di un tavolo tecnico e di un’immediata bonifica dell’area (dalla buca 0 fino alla buca 6). Subiamo una decisione che va contro la decisione europea di ridurre i rifiuti. Si continua a interrare i rifiuti, con elemento maleodorante, con arrivo dei gabbiani. Sono tutti elementi che condividiamo con i cittadini: facciamo controlli con la polizia locale, rilievi visivi che facciamo con i nostri strumenti, che non sono quelli dell’Arpa, alla quale chiediamo supporto ogni volta. Noi siamo preoccupati e vogliano capire quanto questo bacino possa ospitare ancora rifiuti. A quanto ammonta il residuo? Ci sono dati discordanti rispetto ai numeri che ci vengono forniti riguardo all’attuale utilizzo”.
Al termine, la presidente Colosimo ha annunciato che ci sarà una nuova convocazione in tempi stretti per avere risposte a quanto richiesto dai cittadini.