In pochi sanno che tutto il cibo che viene buttato e finisce in discarica decomponendosi produce metano, un gas addirittura più dannoso dell’anidride carbonica. Gli esperti hanno constatato che l’8 per cento delle emissioni di gas serra vengono prodotte proprio dallo spreco alimentare. E qualora dovessimo valutare gli sprechi alimentari paragonandola a un Paese, dopo la Cina e gli Usa sarebbe il terzo per produzione di gas serra. Insomma dati allarmanti.
Cresce il numero di scarti alimentari
In tutto questo pesano le ammonizioni della Fao, organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che della lotta allo spreco alimentare ha fatto una vera propria battaglia, andando a stimare che un terzo del cibo prodotto viene buttato, nonostante esistano alcune realtà che contano centinaia di milioni di persone che soffrono la fame.
A chi viene attribuita la ‘colpa’
La ‘colpa’, se poi è giusto parlare di colpa invece che di corretta educazione alimentare, sarebbe attribuibile soprattutto ai consumatori. O meglio, gli esperti, attribuiscono ai consumatori uno spreco alimentare del 50 per cento. Un dato che dipenderebbe da diversi fattori, una inadeguata procedura di conservazione, un’abbondanza che non corrisponde alle reali esigenze, scarti di prodotti che invece potrebbero essere riutilizzati e, poi, ci sono gli errori di distrazione, di superficialità, di noncuranza che dipendono dalla mancanza di consapevolezza di quanto viene provocato dalla crescita degli scarti alimentari.
Le conseguenze negative dovute all’aumento degli scarti alimentari
In pochi sanno, infatti, che questo fenomeno contribuisce a provocare una serie di conseguenze negative e non solo in termini economici, ma ha la responsabilità di provocare anche cambiamenti climatici e perdita della biodiversità oltre a favorire l’inquinamento. Un bilancio pesantissimo che si somma a un elemento di non poco conto, visto che gli esperti hanno accertato che nel 2022 a fronte di un miliardo di tonnellate di cibo buttato, ovviamente su scala mondiale, sarebbero quasi 800 milioni le persone a vivere in una condizione di precarietà alimentare.
I consigli per evitare fenomeno e conseguenze
Per contribuire, ciascuno nel proprio piccolo, a ovviare a tutta questa serie di conseguenze che lo spreco alimentare provoca, bisognerebbe seguire dei consigli specifici e tra questi: Acquistare solo la quantità di alimenti che effettivamente necessitano, anche attraverso un programma alimentare settimanale magari, oppure considerando i consumi in base ai membri della famiglia e magari anche se si è soliti consumare pasti specifici fuori casa. Uno degli errori più grandi che commettiamo è quello di male interpretare la scritta apposta sui prodotti: una cosa è ‘da consumare entro’ altra è quella che indica ‘preferibilmente entro’. Non bisogna confondere le due diciture che hanno significati differenti, la prima viene solitamente apposta su cibi deperibili e non è opportuno consumarli oltre la data di scadenza, nel secondo caso, invece, la data di scadenza non rappresenta il termine ultimo entro cui mangiare quegli alimenti. In quest’ultimo caso occorre fare appello al buon senso e anche ai propri sensi per non buttare alimenti che sono ancora buono da mangiare.
Ma i consigli sono anche altri e uno tra tanti è quello di cercare di consumare quanto si ha in casa, per non rischiare di doverlo buttare; cercare di fare porzioni adeguate per non rischiare di far finire il cibo nella spazzatura e in caso di avanzi, cercare di consumarli il giorno dopo o nel corso del pasto successivo. Se, invece, vedete la muffa comparire su alcuni prodotti, è opportuno fare una differenza: se si tratta di cibi solidi, allora basta rimuoverla, nel caso di cibi morbidi vanno buttati.