Un borgo “gioiello” incastonato tra gli uliveti, circondato da antiche mura, che sovrastano le campagne della Ciociaria. Arpino è una delle località più suggestive in provincia di Frosinone, non solo per le sue origini archeologiche, ma anche per i numerosi personaggi illustri ha cui ha dato i natali. La sua bellezza è ormai cosa nota, tant’è che nel 2021 è stato insignito della Bandiera Arancione del Touring club italiano. Se state cercando una meta ricercata, ma ricca di sorprese, a 1 ora e mezza da Roma, Arpino potrebbe fare al caso vostro.
Una gemma tra le colline della Ciociaria
La città di Arpino si sviluppa sul versante sinistro della media valle del fiume Liri, su di un sistema collinare ad un’altitudine di circa 450 metri. Il centro è dominato dall’Acropoli, detta Civitavecchia (650 m).
L’Acropoli di Arpino è in particolare un sito archeologico prossimo al centro abitato di Arpino, uno dei più importanti per l’architettura megalitica del Lazio meridionale, non solo data la grande estensione delle mura ma anche per la loro antichità. Per esempio, la civitas vetus della città, tipico esempio di fortificazione volsca, rappresenta una delle cinte murarie meglio conservate, costruite in opera poligonale, risalenti all’epoca preromana. Essa fu, probabilmente, il nucleo originario del primo insediamento del popolo volsco, risalente al VII-VI sec. a.C.
Nell’Alto Medioevo le sue mura fortificate ne fecero una difesa dalle invasioni barbariche. Dopo il 1000 divenne territorio dei Normanni, poi degli Svevi e del Papato e dovette subire due distruzioni: la prima nel 1229 con Federico II e la successiva nel 1252 a opera di Corrado IV. In questa seconda occasione i danni furono molto rilevanti: la città fu rasa al suolo e furono irrimediabilmente perdute molte delle antiche testimonianze romane. Gli abitanti trovarono rifugio nella vicina località fortificata di Montenero, dove oggi, nella frazione omonima, ci sono i resti di un’antica torre. Nel 1580 Arpino fu feudo parzialmente autonomo del Regno di Napoli, come Ducato di Sora, fu solo dopo il 1927, con l’istituzione della Provincia di Frosinone, che divenne parte di questa nuova provincia laziale.
Tra storia e cultura ad Arpino
II fascino degli antichi monumenti costituisce un’irresistibile attrattiva per chiunque giunga ad Arpino, rinomata a livello internazionale per il “Certamen Ciceronianum Arpinas”, gara di traduzione dal latino promossa per la prima volta nel 1980. La competizione si svolge a metà maggio e vede la partecipazione di studenti di tutta Europa. Profondamente connesso al mondo classico è anche il “Convivium Arpinas”-“A cena nell’antica Arpino”, tra ottobre e novembre. Di altissimo livello sono le periodiche mostre artistiche organizzate dalla “Fondazione Umberto Mastroianni”. A suscitare grande interesse, poi, i numerosi personaggi illustri nati ad Arpino.
La tradizione millenaria della fondazione, unitamente alla fierezza per i tanti figli illustri che hanno contribuito alla crescita e alla grandezza di Roma antica, è scolpita in una orgogliosa lapide in lingua latina posta sulla porta medievale di ingresso da est ad Arpino, detta Porta Napoli. La traduzione italiana suona così: “O viandante, stai entrando in Arpino, fondata da Saturno, città dei Volsci, municipio dei Romani, patria di Marco Tullio Cicerone principe dell’eloquenza e di Caio Mario sette volte console. L’aquila trionfale, preso il volo da qui all’impero, sottomise a Roma tutto il mondo. Riconosci il suo prestigio, e vivi in salute”.
L’avvocato, politico e filosofo romano Marco Tullio Cicerone è il personaggio più illustre riconducibile ad Arpino. Qui nacque nel 106 a.C.; egli è una vera gloria di Arpino, e la sua città fu spesso citata nelle sue opere con orgoglio e anche con nostalgia. In tempi moderni è stato dato il suo nome al corso principale della città, allo storico Convitto nazionale Tulliano, al Liceo Ginnasio Tulliano, alla Torre medievale dell’Acropoli di Arpino e a diverse altre istituzioni, circoli, scuole, persino persone. Gaio Mario fu un altro illustre cittadino, militare e politico romano, per sette volte console della Repubblica romana. Lo storico Plutarco gli dedicò una delle sue Vite parallele, raffrontandolo al re d’Epiro Pirro.