Nicola Zingaretti si candida alla guida del Partito Democratico. Il Presidente della Regione Lazio, dopo aver incassato la rielezione domenica 4 marzo, è pronto al grande passo nazionale.
Zingaretti “ci sarà” per il partito
Da tempo in molti guardavano a Zingaretti come leader ideale del centrosinistra. Il governatore del Lazio è una figura di sinistra, non divisiva, apprezzata dai cittadini di tutti gli schieramenti. Non a caso è riuscito a vincere le elezioni regionali nel giorno della disfatta storica del PD. Mentre in tutta Italia il partito crollava al 19%, la coalizione di Zingaretti è arrivata al 33%, battendo – seppur di misura – gli avversari. Questo risultato ha acceso ancora di più i riflettori sul governatore laziale, che ha approfittato dell’uscita di scena (temporanea?) di Matteo Renzi per candidarsi alla guida del PD. In un’intervista a Repubblica, Zingaretti ha detto che “ci sarà” per il partito e per le primarie. La sua è una discesa in campo nello spirito dell’Ulivo, per formare una nuova coalizione che sappia ricomporre le fratture createsi dopo quattro anni di renzismo. Non è un caso che nella sua corsa alla Regione Zingaretti sia stato sostenuto anche da Liberi e Uguali, lista che a livello nazionale è stata molto critica con l’ex segretario dem – e che, anzi, si è formata proprio per opporsi alla deriva centrista di Renzi.
Diviso tra Regione e PD
Certo, quello di Zingaretti è stato un successo a metà, visto che per un solo seggio non è riuscito ad avere una maggioranza operativa in Consiglio. Un risultato specchio della divisione tripolare degli elettori, ma che in confronto alla débacle nazionale fa brillare gli occhi ai partiti del centrosinistra. Il governatore laziale è una nota di speranza in un campo devastato dall’avanzata delle destre e dei 5 Stelle. Qualcuno però storce il naso su un’eventuale leadership nazionale di Zingaretti. Enrico Mentana ha commentato la notizia su Facebook con il consueto sarcasmo: “Devo dedurre che la guida della Regione Lazio sia un lavoro part time, o che la segreteria del PD sia un incarico onorifico”. Una riflessione che potrebbe essere condivisa da molti, anche se la legge non esclude che si possano ricoprire le due cariche insieme. Lo stesso Renzi, tra il 2014 e il 2016, è stato sia segretario del PD che Presidente del Consiglio. Proprio il doppio incarico è stato però causa di una certa disattenzione nella gestione del partito, secondo alcuni critici. Riuscirà Zingaretti a superare gli ostacoli? Le prime carte si scopriranno lunedì 12 nella direzione del PD. Un partito pronto ad aggrapparsi all’unica vittoria del 4 marzo.