Arrestato a Latina un bengalese dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato locale, con l’uomo colpevole di aver reiterato in più occasioni delle violenze verso la compagna incinta.
L’uomo 34enne ambiva a far abortire la propria compagna, che dal mese di giugno era rimasta incinta.
Gli agenti dalle prime indagini hanno riscontrato da subito come il ragazzo risultasse irregolare sul territorio italiano, oltre a possedere pesanti precedenti penali a carico.
Le indagini sulla faccenda sono partite pochi giorni prima da una denuncia della donna, che una notte aveva mandato una richiesta d’aiuto alla Sala Operativa della Questura di Latina per le pesanti percosse del compagno durante una lite sfociata in strada. Quella giorno la donna venne portata dagli agenti al Pronto Soccorso locale, con lo staff medico che riscontrò lo stadio di gravidanza iniziale.
Un ulteriore approfondimento delle indagini ha scoperto come le percosse alla donna avvenivano da quasi un anno, ovvero da quando l’uomo era uscito dal carcere e aveva sposato la ragazza con il rito bengalese.
Il picco delle violenze si era raggiunto a settembre 2018, ovvero da quando la donna aveva deciso di trasferirsi in pianta stabile a Latina per seguire il proprio compagno: qui ha cominciato a subire continue violenze e umiliazioni, con una situazione peggiorata con l’arrivo del bimbo in grembo.
La furia dell’uomo – dovuta anche all’abituale consumo di alcol e sostanze stupefacenti – derivava anche dall’intenzione della donna di proseguire la gravidanza, andando contro il parere del proprio marito. Il ragazzo aveva provato in passato diversi modi per farla abortire violentemente, picchiandola selvaggiamente con schiaffi, pugni e calci come nella serata del 12 agosto. Il 26 agosto l’uomo era ricorso anche a un oggetto contundente per ferire la donna, linciandola letteralmente con un bastone di legno: qui i sanitari del Pronto Soccorso riscontrarono nella ragazza un fortissimo trauma cranico, contusioni multiple e lesioni di vario tipo, scongiurando fortunatamente la perdita del bambino.
Il bengalese è stato ritenuto come un soggetto pericoloso da parte della Polizia locale, in preda abitualmente a comportamenti e condotte violente: l’uomo dopo il fermo è stato condotto direttamente in carcere.