Dopo il nostro articolo su Via Cincinnato, ci scrive un abitante della zona il quale, giustamente, non vuole che si faccia di tutte le erbe un fascio – delle 120 famiglie provenienti da Roma molte sono composte da brave persone – ma analizza le motivazioni ed il percorso fatto per arrivare allo stato di degrado attuale. Rolando Borzetti è andato in giro per il suo quartiere ad ascoltare la voce dei suoi vicini. Di seguito riportiamo un sunto di quanto il lettore ha raccolto.\n\n“Via Fellini. Si interrogano gli abitanti del posto, quelli che ambiscono ad avere un po’ di tranquillità, di sicurezza, che vorrebbero uscire da questo stato di degrado, che ambiscono ad avere una vita normale, che credono nel rispetto della persona, nell’amore del loro territorio e nel contrasto ad ogni forma di illegalità, che in questi anni hanno perso la dignità per questo vivere incivile. La dignità è quella forza che dà l’autostima e che aiuta a vincere le battaglie più dure. I cittadini di via Fellini si domandano: questo è un caso straordinario? E’ un caso che può smuovere le coscienze dei Sindaci di Roma e Pomezia, o dopo 5 anni ci vogliono lasciare ancora in queste condizioni, perché viene considerato un caso ordinario?\n\nL’ambiente e la residenza sull’ansia e sull’insicurezza. La sensazione di ansia che si prova quando si pensa di poter essere derubati o aggrediti non è solamente in ragione degli indici di criminalità reali; le preoccupazioni e la paura sono influenzate anche da altri fattori quali la percezione della probabilità che tale evento si realizzi e il timore di conseguenze anche gravi. Questo sta a significare che non è tanto la vittimizzazione diretta, quanto quella indiretta ad essere una variabile fondamentale per la percezione di insicurezza. Per vittimizzazione indiretta si intende il grado di criminalità deducibile dalle informazioni circolanti nella comunità, attraverso le dicerie che rinforzano le informazioni trasmesse dai mass media. Il senso di insicurezza non può essere ridotto a una sola variabile, ma concorrono nel definirlo una serie di fattori concatenati e interdipendenti, fattori non solo oggettivi, relativi al contesto, ma anche soggettivi, che riguardano la percezione sociale. \n\nL’ambiente e il senso di frustrazione da parte di inquilini del grattacielo e da gente degli altri stabili. “Sono mesi che denunciamo il furto di energia elettrica adibita ai servizi dei fabbricati, da parte di alcuni inquilini. Costi che ricadono direttamente sui nostri bilanci familiari, e noi non navighiamo nell’oro”. “Sono state fatte denunce alla Magistratura, ai Carabinieri, alla Finanza, a tutte le Forze dell’Ordine senza alcun esito. A quale Santo dobbiamo rivolgersi?”. “Chiediamo alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati di uscire da questo stato di torpore affinché possano decidere se far smettere questo stato di illegalità”.\n\nLa microcriminalità è una battaglia che si poteva vincere non con i sussidi, ma con l’inserimento lavorativo. Il lavoro si erge come importante fattore di contrasto all’emarginazione nel momento in cui ci permette di adottare un ruolo, scoprire la dignità del nostro essere, vivere l’esperienza di un’identità positiva. Il lavoro favorisce l’acquisizione di regole e norme ed ha una profonda valenza educativa nel momento in cui diviene punto cruciale dove essere se stessi, raccordandosi però con le esigenze degli altri. Accresce il senso di responsabilità ed è occasione di crescita e maturazione. Ma queste persone vanno seguite, vanno costruiti progetti personalizzati, il percorso va monitorato, magari con la ASL quando si tratta di soggetti che fanno uso di droga. Dovevano essere i servizi socio assistenziali a vincere questa sfida, come è avvento al Laurentino 38 o Spinaceto a suo tempo, non i politici di turno che si sostituiscono al Servizio per un solo scopo, quello del voto.\n\nUn esempio da imitare: il Laurentino 38. All’epoca dell’insediamento il quartiere era, per la maggior parte, privo dei servizi come strade asfaltate, acqua corrente, fognature ed elettricità. un centro servizi, una centrale di Polizia, un consultorio, un centro per anziani, strutture per disabili, centri sportivi e soprattutto – forse la carenza più grave – le scuole. Questa situazione si protrasse per alcuni anni e quando in parte alcuni di questi servizi vennero attivati si era già arrivati ad un avanzato stato di degrado, ad una “cultura dell’abbandono“: si può dire che il destino del quartiere forse si è giocato tutto in quei primi difficili anni. Oggi i Servizi Sociali forniscono un sistema integrato, gestito oltre che dai soggetti pubblici anche dal Terzo settore, dalle Associazioni che hanno un legame stretto con il Municipio. La Consulta è una realtà che funziona, controlla l’inserimento dei ragazzi a scuola e si siede a tavolino con i responsabili della scuola. E’ una realtà che funziona, la famiglia non viene lasciata sola. C’è stata volontà politica per risolvere il problema del degrado.\n\nLo stato del fabbricato di Pomezia. Da un sopraluogo effettuato dall’Arch. Giuseppe Cognale del Comune di Pomezia il 26/07/2006 si accertava lo stato di deplorevole abbandono da parte della proprietà. Ancor prima, in una visita effettuata il giorno 20/07/2006 si constatava che \n
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- Le parti esterne dell’edificio, aiuole, cigli, percorsi carrabili e pedonali, impianto di illuminazione, sono in stato di abbandono.
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- Le parti condominiali sottostanti le residenze dell’edificio sono in stato deplorevole
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- Le medesime parti destinate ai servizi condominiali e parcheggi per le auto, locali tecnici, ecc., non utilizzati dagli assegnatari degli alloggi, sono in pessime condizioni di conservazione e presumibilmente, di non funzionamento dei meccanismi di sicurezza quali antincendio ed altro.
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- Le parti sottostanti il solaio degli alloggi sono ridotte a pezzi.
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- Nella facciata in corrispondenza del sottopassaggio delle auto, oltre alla mancanza della segnaletica indicante la massima altezza da rispettare, sono presenti alcune fessure. Inoltre nel solaio fiancheggiante il medesimo percorso presenta un importante imbarcamento di alcuni centimetri.
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\nManutenzioni apportate dopo questo sopralluogo: nessuna. Lo stabile nel frattempo ha subito due incendi, uno nella parte sottostante l’edificio per via di una bombola di gas e l’altro in un appartamento della scal G (Bper Pomezia) dove hanno rischiato di morire madre e due figli. Dell’impianto antincendio (obbligatorio) al pianerottolo c’era solo la manichetta. Mancava il meglio, l’acqua, perché non esiste più l’autoclave. \n\n \n\nVigili del Fuoco. Esposto presentato dal Comitato Inquilini di via Federico Fellini, n° 9 scale F, G, H, I – in data 16/03/2007. \n\n“L’intero stabile versa in stato di degrado. Esiste impianto antincendio nell’autorimessa e nei vari piani delle scale, da cui non fuoriesce l’acqua. Nell’autorimessa non c’è presenza di mezzi di estinzione portatili.\n\nAgli atti di questo ufficio non risultano richieste di rilascio di CPI né di Parere di Conformità per nessuna attività.\n\n \n\nAncora: […] Nelle more di cui sopra l’autorimessa e l’edificio di civile abitazione sprovvisto di CPI a parere di questo Comando non può essere esercita.\n\nConclusioni: invio da parte della Romeo Gestioni S.p.A. una lettera di diffida all’utilizzo sia delle cantine che dell’autorimessa, dimenticando tutto il resto. Un gesto ipocrita da Ponzio Pilato, perché era evidente che nessuno l’avrebbe rispettato.\n\nIl signor Rolando Borzetti non si è limitato all’analisi, ma ha anche scritto alle varie autorità competenti, come i Sindaci di Pomezia e di Roma ed alla Romeo Gestioni, denunciando lo stato di degrado. “Gli inquilini della palazzina sita in Pomezia, via Federico Fellini, n°9 scala F, G, H, I (A, B, C, D per Roma) – si legge nella lettera – si rivolgono agli enti preposti affinché intervengano in modo urgente, affinché termini questo stato di degrado con cui ci costringono a convivere. Condizioni igieniche sanitarie da terzo mondo, odori maleodoranti che invadono le nostre case e con i liquami che hanno invaso le cantine sottostanti”. L’esposto denuncia i singoli problemi e le situazioni più vaste, con la speranza che questa volta, dopo 5 anni di chiamate a vuoto, qualcuno risponda.\n\n