Succede anche questo nel nostro bel (?) Paese. Una donna – caso vuole che sia di Torvaianica ma, come in effetti è già accaduto in altre città, è una storia che potrebbe riguardare ognuno di noi – cade in una buca provocandosi vistose ferite. Intervengono i vigili – che fanno regolare rapporto – i quali dimostrano al contempo l’elevato grado di dissesto del marciapiede (nelle foto) ‘incriminato’; quindi il trasporto all’ospedale S.Anna. E’ il 16 ottobre 2013. Ore 18.30. La Polizia Locale, a seguito del fatto, scrive: “I sottoscritti APL X e Y (i nomi non ci interessano) il giorno 16/10/2013 alle ore 18.30 circa durante il servizio di viabilità si recavano all’intersezione tra Via Danimarca e Via Carlo Alberto della Chiesa per accertare la caduta di un pedone. Giunti sul posto trovavamo la signora Anna (nome di fantasia) […] e residente in Via Zara, […] , la quale vistosamente dolorante dichiarava che poco prima a causa della presenza di una buca sul marciapiede cadeva procurandosi delle contusioni alla spalla e al ginocchio. I sottoscritti APL richiedevano […] l’intervento del 118 e la sig.ra Anna veniva trasferita tramite ambulanza presso la Clinica S. Anna. Si allega documentazione fotografica.”
Il marito della donna, il signor Giovanni (anche qui un nome di fantasia), chiede un risarcimento. Dopo circa un anno però riceve questa lettera in risposta. A mandarla è la Compagnia Assicurativa ***** che opera per conto dell’Amministrazione Comunale.
“Con riferimento al sinistro in oggetto verificatosi in Via Carlo Alberto dalla Chiesa in Pomezia (già, vi dice niente questo nome?) le significhiamo che, seppur spiacenti (seppur spiacenti, da notare, è importante!) non possiamo procedere al risarcimento dello stesso, in quanto dagli accertamenti tecnici effettuati non è emersa alcuna responsabilità a carico dell’assicurato. Infatti, l’illuminazione artificiale risulta essere buona per la controparte, la situazione del manto stradale risulta essere in discrete condizioni (discrete condizioni…) e tale situazione è presente da diversi anni…”
Fermiamoci un attimo: “la situazione del manto stradale risulta essere in discrete condizioni e tale situazione è presente da diversi anni.” Un capolavoro.
La lettera conclude: “la controparte risiede a pochi metri dal luogo in cui è avvenuto il sinistro, pertanto a conoscenza dei luoghi” E aggiunge: “Porgiamo i nostri migliori saluti” (Pure!). Questa la sintesi dunque: a parte che il manto stradale alla fine non faceva poi così schifo, lei abita proprio qui, non sapeva che c’erano delle buche?
Ci scrive il marito
Detto tutto questo, e ripercorsa a grandi linee la vicenda, il signor Giovanni, tra l’incredulo e… (no meglio fermarsi qui, tanto si è capita l’antifona), invia alla nostra redazione la seguente lettera.
“Vi vengo ad inviare questa mia, e non so se possa essere un valido argomento pubblico, trattandosi in fin dei conti di un fatto personale. Ma penso che alla fine possa interessare le decine e decine di persone, in prevalenza di Torvaianica, che in passato o che nel futuro dovessero avere la sventura di avere un incidente del genere. E che ben evidenzia lo scorretto comportamento sia del Comune, ed in particolare dell’assicurazione incaricata sul fatto ed in questo caso ******. Ma andiamo con ordine: oltre 2 anni or sono, esattamente il 16/10/2013 alle ore 18.30, mia moglie, di anni 74, ebbe la sventura d’incappare in una delle buche che si trovano tra le tante, tra avvallamenti, piccoli scavi e radici che fuoriescono nel tratto di via Danimarca angolo via C.A. della Chiesa. Mia moglie è stata subito soccorsa: intervenne la Polizia Locale, che, data la situazione, chiamò l’intervento del 118; da qui il trasporto al P.S. del S.ANNA dove vennero riscontrati gravi ferite compresa una frattura. La Polizia redisse regolare verbale corredato da foto, comprovante lo stato disastroso della pavimentazione in quel punto. Abbiamo inviato anche solleciti su solleciti al Comune per avere comunicazioni in merito, e, dopo ben 2 anni, questa compagnia ****** ci mandava un loro medico per la visita legale; in questa visita veniva riconosciuta la gravità delle lesioni che mia moglie aveva riportato, tanto che ancora ne stava subendo le conseguenze. Pensavamo che il travaglio fosse finito, niente di più sbagliato.
In data 19/10/2015, questa compagnia ***** comunicava che non poteva procedere al risarcimento con varie argomentazioni, che più false non potevano essere. Dichiarano che, da rilevi tecnici effettuati, l’illuminazione artificiale sarebbe buona. Ecco: ma quando hanno fatto questo controllo? Forse a luglio in pieno giorno, e non nel mese di ottobre all’imbrunire? L’unico lampione ere ancora spento (in genere viene acceso alle 19.00 ). Altro. La pavimentazione stradale risulta essere in discrete condizioni… ma in che tratto della via? Non bastano le decine e decine di foto, compresa quella ufficiale dei Vigili a dimostrare il PESSIMO stato di quel tratto? Dicono che la situazione è cosi da diversi anni, ma basterebbe domandare agli avventori e ai negozianti del posto per rendersi conto di quante persone hanno subito incidenti del genere. Infine, che la controparte risiedeva a POCHI metri dal luogo, per cui doveva essere a conoscenza dei trabocchetti. Niente di più falso. Noi si risiedeva in via Zara che è ad una certa distanza dal luogo e se ci si recava in quella via era per andare al super mercato, che ha davanti l’unico punto transitabile. Tutto ciò mi porta a pensare al sistema usato.
Si rigettano le richieste di risarcimento, così il danneggiato dovrebbe avviare un’azione legale, il che comporterebbe costi non indifferenti, proibitivi per la maggior parte dei danneggiati, visto che molti sono anziani che si recano o alla Posta od al supermercato. Un bel risparmio. Ho anche inviato una richiesta di confronto e magari effettuare un sopralluogo, a mie spese, nei modi ora e data per effettuare un confronto dove risiede la verità, ma ovviamente nessuna risposta. Ma io attendo fiducioso per far sì che ne esca la verita. Vi ringrazio della disponibilità, vogliate considerarmi a vs. disposizione per qualsiasi necessità e colgo l’occasione per inviare Distinti saluti”
L’amara verità
Ebbene signor Giovanni purtroppo le cose in Italia van così. Cos’è infatti a stabilire se un danno da caduta come quella che ha riportato sua moglie è meritevole di risarcimento o no? Il principio della “conoscenza dei luoghi” (citata dalla compagnia assicurativa) e della visibilità dell’ostacolo (perdonataci la mancanza di “tecnicismo” ma il concetto è questo). In parole poverissime: più l’ostacolo, in questo caso la buca, insiste in termini di tempo in un tratto soggetto alla tutela comunale più cresce la responsabilità per “imperizia” della vittima stessa. In pratica se sai che lì c’è una buca, se ci cadi dentro è colpa tua. Non solo. E qui arriviamo al paradosso: per assurdo, ma è così!, più la buca è grande meno è la responsabilità del Comune, sempre per il principio della visibilità dell’ostacolo che si correda poi di tutta una serie di altri elementi paralleli quali l’illuminazione, l’orario della giornata ecc. Certo tutti questi elementi, nel suo caso specifico, sono da dimostrare (ad esempio 120m sono da considerarsi luoghi “vicini a casa”?) ma, come sottolineava lei stesso, serve un ricorso in Tribunale. Non si scappa. La causa di questa signora del resto, tra l’altro persa (il Giudice ha dato ragione all’amministrazione), ne è la prova.