Tre mesi dopo all’Hotel Astor di via Maragliano a Firenze si cerca ancora di mettere insieme i pezzi che avrebbero portato alla scomparsa della piccola Mia Kataleya Chiclo Alvarez. La bambina di 5 anni dispersa in circostanze ancora da chiarire. A tal proposito i Magistrati hanno ordinato e commissionato diversi accertamenti tecnici atti a verificare la presenza di materiale biologico o genetico per estrapolare eventuali profili di DNA: borsoni e trolley restano i primi oggetti da esaminare, il riferimento sono 5 persone – iscritte tutte nel registro degli indagati – presenti in albergo quando la piccola Kata è scomparsa.
Analisi anche sui rubinetti del bagno di due stanze: sarebbero state rinvenute tracce di sostanze ematiche, i sopralluoghi dello scorso 11 giugno parlano chiaro. 100 giorni dopo potrebbero emergere nuovi dettagli determinanti. Il centro delle indagini sono sempre 5 persone che sarebbero state riprese dalle telecamere presenti nella struttura: 3 nei giorni scorsi hanno abbandonato momentaneamente l’albergo con un borsone e due trolley, mentre gli altri 2 avrebbero occupato e frequentato le stanze con i bagni finiti sotto osservazione. I rilievi potrebbero evidenziare tracce di materiale organico della piccola.
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Kata, l’inchiesta continua: s’indaga sulla sparizione, anche due zii fra i possibili sospettati
Questa la procedura: le tappe devono essere portate a termine in tempi brevi. Si lotta con la ricerca della verità, ma soprattutto contro il tempo. Fra gli indagati, inoltre, risulta esserci anche lo zio materno della piccola. L’uomo non è nuovo alla detenzione: è finito in carcere il mese scorso a causa di una serie di presunte estorsioni oltre al tentato omicidio di un altro occupante dell’Astor. Siamo al 28 maggio. Quando vi sarebbe stato un raid punitivo a cui partecipava anche il fratello del padre della bambina. Un giovane di 19 anni. La matassa di questa vicenda è più intricata del previsto perchè si colloca in quello che viene definito il “racket delle camere”.
Abitudine che porta a pensare alcuni parenti della bimba che possa essere stata rapita per sbaglio. Quindi la domanda torna: cosa c’era dentro al borsone? La risposta potrebbe non essere così scontata. Il Procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli, lancia un appello in cui chiede: “Un atto di responsabilità da parte di tutti”. La possibile svolta nelle indagini potrebbe aprire nuovi scenari in grado di squarciare il ‘velo di Maya’ entro cui continua ad essere avvolta questa vicenda.