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Ritrovata la fede di Alessio Ghersi: il capitano delle Frecce Tricolori morto in un tragico incidente

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ritrovata la fede di Alessio Ghersi, morto in un tragico incidente lo scorso 29 aprile

Alessio Ghersi ha perso la vita in un tragico incidente che ha coinvolto un ultraleggero. Il terribile sinistro è  avvenuto il 29 aprile scorso nell’Alta Val Torre, in provincia di Udine. Il capitano delle Frecce Tricolori aveva 34 anni e nel momento dei fatti non era solo, con lui anche un parente. Miracolosamente ritrovata la sua fede che per i familiari avevo un forte valore affettivo. Nel ritrovamento, si è rivelata preziosa la presenza di una farfalla. A seguire tutti i dettagli

Ultraleggero precipita: morto il capitano delle Frecce Tricolori Alessio Ghersi

Le ricerche delle fede del capitano delle Frecce Tricolori Alessio Ghersi 

Ma facciamo un piccolo passo indietro. I familiari del capitano dell’aeronautica, sposato e padre di due figli piccoli, hanno contattato Sos metal detector nazionale, un’associazione di volontariato senza scopo di lucro che corre in aiuto di tutti coloro che hanno perso un oggetto metallico prezioso, o comunque di valore affettivo, con la speranza di poter recuperare il suo anello nuziale.

“I nostri soci Luca Loprete e Massimo Gardin – sottolinea Luciano Diletti, presidente nazionale del sodalizio, che vanta oltre settecento aderenti in tutt’Italia – si sono resi disponibili a una perlustrazione con i loro cercametalli, anche se, appena arrivati sul luogo dello schianto (tutt’altro che agevole da raggiungere), si sono resi conto dell’estrema difficoltà dell’intervento a causa della miriade di fusioni metalliche presenti, causate dall’esplosione del velivolo e dal suo incendio”.

L’aiuto della farfalla 

Però i due volontari non si sono arresi. “Ad un certo punto, quando ormai la ricerca pareva impossibile,  è accaduto un fatto che ha dell’incredibile  – racconta Loprete – perché una farfalla, dopo avermi sfiorato il volto, ha iniziato a girare attorno alla bobina del mio metal detector e poi si è spostata, prima di volar via, sul terreno lì vicino, facendo un altro paio di giri”.

Prosegue Gardin: “Anch’io ho visto la scena, ma sul momento non vi abbiamo fatto caso. Intanto Luca ha iniziato a sondare il punto del terreno che l’insetto aveva sorvolato per qualche secondo. Il risultato è stato il ritrovamento di una delle tante fusioni, che abbiamo controllato con entrambi gli strumenti suggerendoci però di essere al cospetto di un ennesimo pezzetto di alluminio”.

Loprete l’ha girata e rigirata tra le mani per una decina di volte. “Non so perché – spiega – l’ho tenuta separata da tutti gli altri frammenti metallici che avevamo raccolto. Abbiamo proseguito nel nostro servizio e siamo infine rientrati sconsolati perché pensavamo di non aver ritrovato quanto sperava la famiglia del povero pilota”.

I controlli 

Invece il giorno dopo, presi da uno strano presentimento, i due volontari di Sos metal detector nazionale hanno deciso di far controllare quella fusione ad un orafo, che, dopo un attento esame, ha certificato che nascondeva effettivamente oro. E dopo un’accurata pulizia con gli ultrasuoni è apparsa una parte della fede con segni inequivocabili che attestano che si tratta dei resti dell’anello di matrimonio del capitano Alessio Ghersi.

Stupore e soddisfazione hanno pervaso i due metaldetectoristi per l’eccezionale ritrovamento, che è stato consegnato alla famiglia, “in un clima di rispetto e di cordialità unici”. “E’ una vicenda – confessa Luca Loprete – che mi ha lasciato il segno. Sono sempre stato scettico sull’aldilà. Dopo quello che è successo non sono più così convinto che dopo la morte tutto finisca. E vorrei quasi pensare che Alessio, tramite quella farfalla, mi abbia aiutato a ritrovare la sua fede, che per la moglie Jenny Ciabrelli e i due bimbi è un po’ come avere di nuovo una sua presenza a casa”.

Lo stupore 

Anche Massimo Gardin ammette l’eccezionalità dell’esperienza: “Sono passato attraverso emozioni indescrivibili, guidato da quella solidarietà alpina che rappresenta un po’ il Dna di noi friulani. Una sorta di senso del dovere che ci ha permesso di portare a termine un servizio quasi irrealizzabile. Sono passato dalla serenità offerta dal bosco allo stupore dei gesti di affetto della famiglia del pilota al momento della consegna dell’anello. Sono tornato a casa con il cuore sorridente, consapevole di aver fatto un’azione che andava eseguita ad ogni costo”.

Conclude Luciano Diletti: “Come presidente di Sos metal detector vorrei solamente ringraziare per avere avuto il privilegio di guidare i nostri volontari in questo grande percorso di solidarietà, di cui tale episodio ne è una lampante testimonianza. Ci saranno sempre parole ed avvenimenti che negli anni si perderanno o si dimenticheranno, ma l’emozione provata grazie a questa ennesima e struggente restituzione, mi rimarrà cucita addosso e la porterò nel cuore per tutta la vita”.

Daniele Del Duca 

 

                 

 

 

                                                                                                                                

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