Doveva essere un’oasi di pace, dove ritrovare la tranquillità. E invece si è scatenato l’inferno, con botte da orbi tra “tranquille” mammine. Una vera e propria rissa vecchio stile, un’azzuffata che ha avuto come protagoniste alcune mamme che si trovavano nel centro accoglienza, dove erano rifugiate proprio per sfuggire alle loro storie di violenza. Il luogo in cui si è verificato il fatto surreale, impensabile, rende la cosa ancora più distopica e dissonante: infatti, la rissa si sarebbe innescata nella “Casa di Gaia”, a Modigliana, un luogo pensato come spazio di accoglienza per mamme e bimbi in situazioni di fragilità. Ma, nonostante tutto, proprio in quella occasione si è trasformato in un vero e proprio teatro di uno scontro tra mamme. Alcuni degli operatori della struttura sono finiti anche all’ospedale per farsi refertare. Alla fine, è stato necessario l’intervento dei Carabinieri. Il fatto è accaduto a Modigliana, nella provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna.
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Rissa tra mamme al Centro Accoglienza di Modigliana
L’origine di tutta la faccenda, stando alle ricostruzioni che ha effettuato l’autorità giudiziaria, sarebbe da individuare in una motivazione futile, una progressiva escalation di tensioni e battibecchi che sono rovinati nell’azzuffata. Il casus belli preciso non lo si conosce, ma certamente si è trattato di futili motivi. La discussione, poi, avrebbe coinvolto anche alcuni tra gli operatori della struttura presenti, tanto da indurre l’intervento delle forze dell’ordine per sedare una situazione che si andava facendo incandescente. Ma la cosa è andata, ad un certo punto, sembra essere sfuggita di mano. Infatti, alcune tra le persone coinvolte nell’accaduto sono prima finite in ospedale per farsi refertare per poi ritrovarsi, infine, alla stazione dei Carabinieri di Modigliana per raccontare la propria versione dei fatti. Tra le ipotesi di reato contestate ai vari protagonisti di questa vicenda lesioni personali e minaccia. Intanto una tra le giovani mamme coinvolte A.P classe 90 è stata allontanata da casa Gaia.
Le parole dell’avvocato
Una decisione dolorosa ed eccessiva, afferma l’Avv. Antonino Castorina legale della giovane donna, che non tiene conto della situazione di fragilità emotiva e psicologica di una donna che ha subito negli anni vessazioni e prevaricazioni da parte dell’ex marito, con il quale è pendente una causa in cui ella è parte civile in un procedimento penale di maltrattamenti, di un contesto sociale, familiare e relazionale complesso e che nonostante tutto da tempo aveva avviato un percorso di recupero per amore delle proprie figlie.
Le precisazioni della struttura
Da parte del legale della Cooperativa “Kara Bobowski”, che gestisce la struttura, sono arrivate le precisazioni su quanto accaduto. «Ritengo imprescindibile fare la seguente precisazione sugli avvenimenti occorsi, affinché il giornale provveda a darne debita e immediata comunicazione tesa a sollevare e quindi escludere da qualsivoglia responsabilità o attribuzione di comportamento, contrario ai doveri etici e professionali, gli operatori della comunità. Le operatrici della struttura, infatti, ponevano in essere semplicemente un comportamento concreto teso a preservare, passivamente, la propria persona e gli altri ospiti (mamme e bambini) dall’incontrollata aggressione in atto, cercando di ridimensionare e contenere la reazione del soggetto ospite, come già accaduto in precedenza in differenti circostanze», ha dichiarato l’avvocato Francesca Vitulo.
Altri episodi avvenuti in precedenza
“Tale episodio segnalato, infatti, risultava essere soltanto l’ultimo dei tanti accadimenti concretizzatisi e che hanno visto protagonista la Sig.ra A.P., una persona nell’interesse della quale la Cooperativa “Kara Bobowski”, con la sua comunità “La Casa di Gaia”, ha sempre cercato di destinare attenzione e cure attraverso l’inquadramento e l’attuazione di un progetto ad hoc predisposto in accordo con i Servizi Sociali e svolto per mezzo dei propri professionisti incaricati, diretto a garantire protezione e tutela nell’interesse principale di una madre e delle sue figlie.
«Tale ultimo evento occorso, pertanto, portava all’allontanamento della stessa Sig.ra A.P. da parte della cooperativa, non per applicazione di un provvedimento volto unicamente a punire rimarcando una presunta disumanità, come si vuol far ritenere dall’opinione, bensì per ragioni di sicurezza nell’interesse degli altri ospiti e dei rispettivi figli presenti presso il centro, esattamente in forza della recidiva che ha connotato l’intera vicenda.
Ciò detto, affinché risulti ben ferma la missione solidaristica e umanitaria della struttura in oggetto, appare inderogabile rimarcare che la comunità “La Casa di Gaia”, ricollegabile indissolubilmente alla società Cooperativa “Kara Bobowski”, sin dalla costituzione ha mantenuto saldo il suo unico obiettivo, ossia “quello di tutelare i minori e di accompagnare le mamme in un percorso verso una graduale autonomia, un inserimento positivo nella comunità di appartenenza e l’acquisizione responsabile delle competenze necessarie per provvedere alla cura dei loro figli”», ha concluso il legale.
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