Evasione fiscale in mare: il Reparto Operativo Aeronavale Nazionale denuncia ben 32 imbarcazioni non dichiarate battenti bandiera estera.
Mare aperto. L’evasione fiscale è possibile anche in acqua e il mare italiano mostra diversi campanelli d’allarme. Il punto è che diversi armatori italiani ritengono che le acque nazionali siano una sorta di “zona franca” dove, però, farla franca è (quasi) impossibile. Aumentano, infatti, le migrazioni fittizie da parte di armatori italiani verso registri navali esteri.
Mossa utile, almeno sulla carta, per aggirare la normativa italiana riguardante le dotazioni di sicurezza che prevede, fra le altre cose, attrezzature con caratteristiche specifiche più la “schermatura” reale del possesso del bene. In caso contrario, attraverso una bandiera estera, risulta più difficile determinare la reale capacità contributiva.
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32 navi con bandiere estere non dichiarate: è lotta all’evasione in mare
I controlli da parte delle Fiamme Gialle in tal senso sono stati più di 1600 e hanno riscontrato una mole piuttosto elevata di dichiarazioni fiscali in contrasto rispetto al tenore di vita riportato e all’effettivo possesso di imbarcazioni e beni materiali. Incongruenze che potrebbero costar caro: sicuramente non saranno il massimo per 33 soggetti armatori italiani, i quali avevano omesso la dichiarazione di possesso.
Le sanzioni in tal senso sono pari a 700mila euro a fronte di un valore complessivo delle imbarcazioni pari a 2 milioni e 200mila euro. La Guardia di Finanza, con il contributo specifico dei Reparti Operativi Aeronavali, si propone di stanare i “furbetti” del mare a tutela dello Stato e dei propri interessi economici. Il dato preoccupante è l’ascesa di queste pratiche.
Le conseguenze sul mercato
Fattore crescente che rischia di mettere in pericolo un intero sistema: il mercato aeronavale è considerato d’élite, quindi è possibile avere a che fare con coloro che normalmente verrebbero definiti “grandi evasori”. La pena, in questo caso, è la stessa di chi non dichiara un bene mobile e lo custodisce all’estero. Risultare in regola, nella fattispecie, prevede l’inserimento nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Solo così è possibile determinare la giusta capacità contributiva dell’armatore o proprietario dell’ormeggio.