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Morire di lavoro per 5 euro all’ora sotto il sole cocente nei campi: la storia di Singh diventa un simbolo

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Affitti falsi latina per il permesso di soggiorno

Singh, bracciante agricolo di 55 anni morto sotto al sole cocente, distrutto dalla fatica, diventa il simbolo dello sfruttamento nei campi.

Singh è un rimorso per chi ancora ha una coscienza. Un campanello d’allarme per chi crede che ci sia bisogno di più controllo, ma anche un simbolo contro il caporalato e le sue piaghe. Sigh, 55 anni, morto di fatica sotto il sole. Lavorare i campi nell’Agro Pontino per salari da fame. Nel vero senso del termine. 5 euro l’ora, se va bene, per 8-9 ore consecutive. Una Via Crucis per la sopravvivenza nelle campagne dell’Agro Pontino, ma è così in tutta Italia.

Una soluzione di continuità che non arresta la mole di vittime: le quali non possono far altro che arrendersi o chiedere aiuto. Una situazione scomoda. Soprattutto quando occorre chiamare i soccorsi per evitare il peggio, ci hanno provato con Singh, ma portarlo al Santa Maria Goretti di Latina (completamente disidratato) non è servito a niente. In quel contesto è morto, per fame, stanchezza, insofferenza. Contro questo clima berbero e profondamente caldo non c’è stato nulla da fare, ma peggio fanno gli orari di lavoro massacranti. 80-120 euro al mese, se va bene, una parte li mandava ai parenti che non sono con lui in Italia.

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Singh morto di lavoro nei campi: è lui l’icona dello sfruttamento senza tempo

Necessità (la sua) e poca virtù (degli altri). Coloro che consentono simili vessazioni e sfruttamento. Il caporalato esiste ed è anche uno dei principali espedienti su cui la criminalità organizzata investe e lucra. Datori di lavoro che somigliano a padroni e condizioni al minimo: sembra di essere tornati indietro di anni, ma la vera crudeltà forse è scoprire che (come sfruttamento e tecniche vessatorie) non ci siamo mai mossi.

La storia di Singh somiglia a un sighiozzo che resta sull’erba dei campi: il rimorso di un popolo che poteva e doveva fare qualcosa, ma è rimasto a guardare. Questo non può essere soltanto frutto dello stato delle cose. La sua storia è quella di molti, è arrivato il momento di accorgersene. Senza alzare la testa solo dopo, quando ormai – purtroppo – non serve più. 

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