A ridosso della città di Napoli, nella zona dei Campi Flegrei, otto persone sono finite direttamente in ospedale a causa di una intossicazione alimentare dovuta alla famigerata madragora. Dopo il caso eclatante, il sindaco di Pozzuoli Gigi Manzoni ha lanciato l’allarme: “In attesa dei relativi chiarimenti, si raccomanda di evitare di acquistare e consumare verdure simili sfuse (spinaci, biete etc.)”.
Con ogni probabilità, chi ha ingerito la pianta in questione avrà fatto un errore di valutazione, perché le foglie della mandragora sono molto simili a quelle degli spinaci, oppure alla bietola selvatica, alla borragine.
Cos’è la mandragora e perché è pericolosa per l’uomo
La mandragora è tipica della zona mediterranea, distribuita largamente in tutta l’area. Come riporta anche l’agenzia Ansa, tutte le sue componenti sono potenzialmente pericolose per l’uomo, dal momento che sono presenti in grossa quantità anche sostanze dalle proprietà allucinogene. Queste proprietà, del resto, erano note sin dai tempi più antichi, e vi erano svariati impieghi della pianta: a scopo lenitivo, analgesico, anestetico e afrodisiaco, ma anche per le intrinseche proprietà allucinogene.
Come si classifica
Da un punto di vista classificatorio, la mandragora si classifica come un’erba perenne della famiglia delle solanacee con fiori di un blu pallido, frutti gialli, foglie oblunghe ovali e radici spesse. Le sue radici, carnose e biforcute, hanno dato vita lungo il corso dei secoli a tante leggende, molte delle quali associano la loro forma a quella dei volti umani. Proprio lì, del resto, sono concentrate le sostanze più pericolose della pianta.
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Intossicazione da mandragora: i sintomi
Per quanto riguarda l’intossicazione da mandragora, tra i sintomi comuni ci sono: secchezza delle fauci, visione offuscata e midriasi, aumento della temperatura corporea, ma non solo. Spesso si associa anche difficoltà di minzione, sonnolenza, costipazione, tachicardia, vertigini, mal di testa, delirio e allucinazioni, episodi maniacali, confusione mentale, difficoltà respiratorie.
Riconoscerla tra spinaci e borragine
Dunque, date le premesse, saperla riconoscere diventa una questione ”vitale” potremmo dire. Secondo gli esperti del settore – e quanto riportato anche dall’Agi – il consiglio principale è di fare subito un’analisi del picciolo, cioè il gambo che permette l’ancoraggio al fusto della pianta. Quello della borragine, ad esempio, è “spinascente”, cioè piccole spine che nel raccoglierla producono dolore o fastidio.
Un’altra differenza importante, poi, tra le due riguarda la conformazione della foglia: quelle della mandragora sono strette e allungate con finale a punta, mentre la borragine è ovale con la foglia si presenta increspata, ruvida e al tatto spinosa e fastidiosa.