Covid, la nuova variante Bythos in Italia: sintomi e contagiosità. Anche in Italia sono stati registrati (pochi) casi relativi alla variante XBF, ribattezzata Bythos: cosa dice l’Oms, qual è la sua diffusione e quanto è pericolosa?
La variante Bythos del Covid
La variante Bythos è arrivata in Italia. Il Covid è, per molti, ormai alle spalle. Ma l’allerta resta alta da parte delle autorità sanitarie nazionali e internazionali. Proprio la massima autorità al mondo, l’Oms, ha riconosciuto la nuova variante come una di quelle da monitorare con attenzione. Si chiama XBF, ma già ribattezzata Bythos. E preoccupa perché è una sottovariante di Omicron tenuta sotto osservazione dall’Organizzazione mondiale della sanità, che l’ha inserita nella lista di quelle – come Cerberus, Centaurus, Gryphon, Kraken – da considerare sotto stretto monitoraggio.
La sottovariante Bythos è stata individuata per la prima volta il 27 luglio del 2022 e oggi ha comunque una circolazione bassa. Finora la sua presenza è stata registrata in 46 Paesi e rappresenta poco più dell’1% del totale dei campioni analizzati. La preoccupazione, però, è dettata dalla presenza di alcune mutazioni che rischiano di renderla più trasmissibile e immuno-evasiva. La presenza della variante XBF in Italia è comunque limitata. I numeri, per il momento, sono bassi: a febbraio i dati dell’Iss e del ministero della Salute parlavano di 16 sequenze rilevate appartenenti alla variante Bythos.
L’Oms ha ritenuto di monitorare con maggiore attenzione la sottovariante Bythos, ma, allo stesso tempo, ha sottolineato che non ci sono prove del fatto che possa comportare un aumento dei casi, dei ricoveri o dei decessi legati al Covid. Stando ai dati aggiornati al 12 febbraio, la presenza di Bythos riguarda soprattutto sette Paesi, in cui sono state segnalate più di 100 sequenze: Australia, Austria, Danimarca, Nuova Zelanda, Regno Uniti, Stati Uniti e Svezia. L’ultimo bollettino dell’Oms non si sofferma solamente su questa variante, ma analizza anche un cambio di tendenza nei dati. Per esempio è in calo la presenza di casi legati a sottovarianti discendenti da Ba.5 (ora sono circa il 43%, a fine 2022 le cifre erano ben più alti), sono stabili i casi di quelle derivanti da Ba.2 e aumentano, invece, le sottovarianti ricombinanti, che rappresentano quasi il 33% dei casi. Ovviamente si fa quasi sempre riferimento a sottovarianti di Omicron.