A causa di un errore medico le hanno amputato braccia e gambe. La donna al centro di quest’amara vicenda è stata risarcita ma la sua, non è esattamente quella che si potrebbe definire una storia a lieto fine. La protagonista della vicenda ha 46 anni e riesce a riappropriarsi della sua vita grazie ai consigli della campionessa olimpica Bebe Vio e all’aiuto di associazioni e privati che le hanno permesso di avere delle protesi di ultima generazione. A riportare la notizia Repubblica.
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Il risarcimento e la diagnosi di tumore
Nonostante la sofferenza e i vari ostacoli incontrati sul proprio cammino, quest’oggi, per la donna è una giornata importante in quanto ha ottenuto un risarcimento che le consentirà di vivere senza la paura di rompere quelle preziose protesi a sei zero che adesso le garantiscono di vivere la propria quotidianità. A pagare, l’assicurazione di un ospedale di Terni. Tutto ha inizio nel 2014, quando alla signora viene diagnosticato un tumore maligno che pare essere molto aggressivo. La donna, pertanto, si sottopone ad un intervento presso l’ospedale Regina Elena di Roma. Tuttavia, all’indomani dell’operazione, purtroppo, l’odissea della donna è appena cominciata.
L’amputazione degli arti
Un esame istologico genera dubbi sulla presenza del tumore e le condizioni della signora precipitano. Infezioni, febbre, dolori, svenimenti. Nel 2017 giunge in nosocomio per una peritonite. Resta in coma – prima profondo, poi indotto – per un mese e mezzo. Quando si risveglia, i suoi arti presentano un’importante necrosi. Presso il nosocomio Bufalini di Cesena le vengono amputate braccia e gambe. Una circostanza che ha cambiato la quotidianità della signora la quale è riuscita a riprendere in mano la propria vita grazie all’aiuto dell’atleta Bebe Vio ma anche di quello delle associazioni di Terni.
Le protesi e la causa
Poi sono arrivate le protesi. Quelle fornite dall’Asl sono antiquate e non gratuite. Invece quelle di ultima generazione, sono molto costose ed una volta ottenute sono garantite per 5 anni. Dopodiché, se si rompono, si rischia di perderle e con loro tutta l’autonomia che si è faticosamente conquistata nel corso del tempo. La signora ha poi intentato una causa e, non senza fatica, ha ottenuto il risarcimento, che oltre a renderle un po’ di giustizia per quanto accadutole, le ha permesso di continuare a sperare.