Tornano a chiedere interventi i pescatori di Torvaianica circa la manutenzione e la messa in sicurezza dei fossi che arrivano al mare. L’ondata di maltempo che si è abbattuta a fine novembre, in particolare nella giornata di martedì 22 (con l’allerta meteo arancione che ha provocato danni in tutto il Lazio), ha portato disagi non solo agli stabilimenti, danneggiati dalle forte mareggiate, ma anche al comparto della pesca della nostra costa. Sì perché le precipitazioni, particolarmente concentrate in quelle 24 ore, hanno trasportato a riva un po’ di tutto tra cui anche resti di canneti e un mix di spazzatura di varia natura, oltre che a “spostare” letteralmente diverse imbarcazioni: un problema in realtà ciclico che si ripresenta ogni anno con l’arrivo della stagione invernale – e dunque anche in questi ultimi giorni considerando il persistere del maltempo – e per il quale, purtroppo invano, i pescatori hanno sempre chiesto interventi agli Enti preposti.
Da Il Corriere della Città – DICEMBRE 2022
La bonifica dei fossi
Fino ad oggi però nulla è cambiato. Il primo punto su cui vogliono portare l’attenzione i pescatori è proprio quello della bonifica dei fossi. Tutto ciò che finisce in mare infatti, ci dicono, crea ripercussioni alla pesca soprattutto delle telline ma anche per il pescato in generale. E come nella giornata del 22 novembre i disagi si protraggono per giorni rendendo altamente rischiosa l’attività in mare a causa di possibili danneggiamenti alle attrezzature. Il problema? Da quanto ci viene riferito la questione riguarda la mancata (o soltanto parziale) bonifica dei fossi dopo gli interventi di pulizia considerando che gli sfalci spesso non vengono raccolti e di conseguenza finiscono per essere trasportati in spiaggia dal corso d’acqua ingrossato dalla pioggia. Per questo ci siamo rivolti (via PEC) al Consorzio di Bonifica di Pratica di Mare rivolgendogli alcune domande: al momento la nostra richiesta risulta protocollata ma non ancora evasa.
Chiesta la messa in sicurezza dei canali
Dopodiché c’è il problema della messa in sicurezza della parte finale dei canali. In caso di piogge intense infatti, ci spiegano, a mare arriva un’enorme quantità d’acqua che, non trovando barriere, devia dal suo corso naturale arrivando ad investire le imbarcazioni ormeggiate in spiaggia. Nella giornata del 22 novembre, fortunatamente, non si sono registrati danni alle barche ma purtroppo parte dell’attrezzatura dei pescatori è andata distrutta o recuperata a centinaia di metri di distanza (altra ancora è stata sepolta da cumuli e cumuli di sabbia), con danni calcolati, per il solo punto di approdo di Torvaianica sud, in migliaia di euro.
La mancanza di un porto
La questione, come segnalato da anni, è in realtà più ampia e complessa e riguarda, innanzitutto, la mancanza di un porto sul litorale considerando che Torvaianica possiede soltanto alcuni punti di ormeggio sui quali però i pescatori non possono effettuare interventi direttamente. Il comparto pesca infatti non possiede delle concessioni (come accade ad esempio per gli stabilimenti) e quindi non può realizzare alcunché sull’arenile. Per questo da tempo, anche all’ormai ex Sindaco Zuccalà, era stata richiesta la messa in sicurezza degli ultimi metri dei vari canali in modo tale da impedire, in caso di forti piogge, che il corso potesse deviare e arrivare a scavare sotto alle barche.
L’inquinamento
Infine, ma non certo per importanza, c’è il problema dell’inquinamento considerando che il fiume d’acqua trascina con sé anche spazzatura di varia natura. Ciò va ad alimentare una situazione non certo rosea per il nostro mare considerando quanto abbiamo scoperto in una delle nostre ultime inchieste in merito al pessimo stato di salute dei depuratori sulla costa di Torvaianica e ai livelli di batteri presenti nell’acqua (con valori di escherichia coli ‘alle stelle’). Il rischio, come denunciano gli operatori, è che il nostro mare venga declassato (al momento siamo ancora in classe A e bisognerebbe salvaguardare questa eccellenza del territorio) a causa di quello che finisce in acqua.
L’intervista
Per saperne di più ci siamo rivolti a Giovanni Conte, presidente del Consorzio Molluschi dell’intera provincia di Roma.
Che tipo di danni avete subito a Torvaianica dopo la giornata di forte maltempo del 22 novembre scorso? E’ possibile fornire una stima economica?
“Le imbarcazioni, nonostante alcune siano state letteralmente spostate dall’acqua riversatasi in modo abbondante in spiaggia, fortunatamente non hanno subito danni in questa circostanza. Il problema maggiore è stato però per le attrezzature che hanno un costo non indifferente: parte è andata distrutta, in altri casi è stata trascinata via dalla corrente e abbiamo impiegato ore e ore di lavoro per recuperarla magari a centinaia di metri di distanza. In termini economici, parlando del solo punto di approdo di Torvaianica Sud, quello nei pressi del fosso di Rio Torto, possiamo stimare un danno di circa 15-16mila euro. Tenga presente che la sabbia ha seppellito quasi tutto e abbiamo dovuto impiegare delle pale meccaniche per cercare di recuperare il più possibile e limitare i danni. E per fortuna che il giorno dopo non ha piovuto altrimenti, come accaduto in passato, parleremmo di altro”.
Quali sono le ripercussioni per la pesca invece?
“La ripercussione maggiore riguarda ovviamente la pesca delle telline. Essendo un pescato che vive sotto la superficie della sabbia quando viene sepolto da tutto questo materiale per giorni diventa impossibile recuperarlo. Anche la pesca d’altro genere subisce ripercussioni considerando che i rifiuti finiti in mare provocano danni alle reti se queste vengono calate in mare”.
Quanto tempo serve affinché il problema rientri?
“Servono almeno sette giorni di mare calmo per far sì che il mare “digerisca” tutto. Ma capirà bene che, specie di inverno, è una condizione difficilmente realizzabile”
I pescatori ci hanno segnalato che da anni vengono chiesti, inascoltati, interventi per la bonifica e la messa in sicurezza dei fossi: è questa la causa principale di quanto accaduto?
“In parte sì. Servirebbe una bonifica più accurata dei fossi dopo gli interventi di pulizia. Il problema maggiore riguarda il corso di Rio Torto: non dobbiamo dimenticarci infatti che questo fiume – lungo circa 18-20km – da Pavona grossomodo attraversa tutto il territorio fino ad arrivare a Torvaianica. Basta questo dato a far capire quanto può essere trascinato lungo questo percorso e finire nel mare. Noi ci ritroviamo invasi da qualsiasi cosa: animali morti, spazzatura, canneti, bottiglie, un mare di rifiuti che provoca danni e alimenta l’inquinamento. Ma la vera radice del problema è un’altra…”.
Prego…
“Torvaianica, com’è noto, non ha un pontile, non ha un porto, nemmeno un canale come quello dei pescatori a Ostia. Con mio figlio siamo alla quarta generazione di pescatori sul territorio ma malgrado decenni di promesse non è stato fatto nulla in questo senso. La politica ha sempre pensato ad altro. Ci hanno messo vicino ai fiumi ma senza metterli in sicurezza esponendoci a rischi altissimi. Gli attuali tre punti di approdo, quello di Torvaianica sud al confine con Ardea, quello del centro, e quello all’altezza della trattoria da Gigi (Via Pola, ndr), non sono idonei alle nostre esigenze. Lo spazio è poco è non adatto ad ospitare tutti gli operatori tanto che alcuni si sono dovuti spostare ad Ardea. Questo crea un cortocircuito anche burocratico con i territori confinanti: le licenze fornite consentono infatti la pesca nelle nostre acque anche da parte di operatori “esterni” a Torvainica, che viene scelta proprio in virtù della classificazione d’eccellenza delle nostre acque le quali vengono monitorate ogni 15 giorni; ma a causa della mancanza di spazio i pescatori non possono poi attraccare e questo crea disagi e problemi”.
In passato si era parlato di realizzare un porto: quale sarebbe a vostro avviso la soluzione migliore?
“Di progetti, anche validi, ne sono stati presentati diversi, anche da privati che fanno parte della componente dei pescatori. Cito ad esempio quello che avanzò Zoomarine all’epoca o quello che si voleva realizzare presso il fosso Celori ma la politica, ribadisco, ha sempre preferito guardare altrove. A mio avviso la soluzione più idonea per il territorio era proprio quest’ultima: avrebbe creato un punto sicuro per i pescatori, generato indotto ma soprattutto avrebbe finalmente collegato il centro di Torvaianica alla periferia realizzando una vera passeggiata per tutto il litorale e non solo quei pochi metri al centro. C’è da dire che l’ultima Amministrazione voleva spostare l’approdo di Torvaianica centro all’altezza dell’ex Klepydra/Marechiaro (altezza Via Svezia, ndr) una decisione che avevamo contestato sia per la mancanza di spazio sia perché, anche in quel caso, quantomeno si sarebbe dovuto prima procedere alla messa in sicurezza del fosso adiacente. Poi però la Giunta è caduta e francamente non so cosa ne sarà di questa iniziativa”.
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