Aveva la possibilità di accedere, in virtù del ruolo ricoperto, ai reperti confiscati nel corso delle operazioni del Commissariato di Ostia. Denaro ma anche oggetti di valore dai quali l’agente infedele attingeva e per cui adesso è chiamato a rispondere. E’ questo quanto emerge dall’ultima relazione della Corte dei Conti che, tra gli altri, menziona alcuni (deprecabili) casi riguardanti dipendenti del Ministero dell’Interno e della Questura di Roma.
Reperti confiscati “spariti” dal Commissariato di Ostia, nei guai ex Ispettore di Polizia
Il primo caso in oggetto riguarda un ispettore di Polizia, oggi non più in servizio. L’ipotesi di responsabilità amministrativa e contabile dei Giudici a carico della ex dipendente del Ministero dell’Interno è scattata a seguito dell’accertato ammanco di somme di denaro e valori di cui la donna si sarebbe illecitamente appropriata, avendone la disponibilità per ragioni di servizio, in qualità di responsabile dell’Ufficio reperti del Commissariato di PS “Lido di Ostia”. Il danno complessivamente stimato dalla Corte dei Conti è di €288.438,11 comprendente anche la richiesta risarcitoria a titolo di danno all’immagine e danno da disservizio.
Rimborsi spesa gonfiati e firme false sui certificati di missione
Ma purtroppo non è il solo caso sollevato dai Giudici che ora hanno citato in giudizio i presunti responsabili. “A testimonianza di un malcostume che ancora pervade la pubblica amministrazione si segnalano anche due citazioni a carico di dipendenti del Ministero dell’Interno chiamati in giudizio per il risarcimento relativo a false attestazioni di missioni di servizio“, si legge nella relazione. Il danno in questo caso ammonterebbe complessivamente ad 846.218,90 €: nello specifico viene contestata ad un appartenente alla Polizia di Stato la truffa per aver falsificato le firme su alcuni certificati di missione (danno contestato 125.275,02 euro); il secondo caso, che arriva invece dagli Uffici della Questura di Roma, riguarda la presunta truffa operata da alcuni dipendenti al fine di ottenere illegittimi rimborsi per spese di missione. Il danno specifico contestato è in questo caso di 720.943,88 euro.
Roma, bidello pedofilo continua a lavorare a scuola. E violenta un altro bambino