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Omicidio di Paolo Di Nella, il militante ucciso a 19 anni che aspetta ancora giustizia

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Paolo Di Nella era un militante del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale.

viale paolo di nella
Omicidio Paolo Di Nella – Ilcorrieredellacittà.com

 

All’epoca dei fatti aveva 19 anni. Morì dopo una settimana di agonia al Policlinico Umberto I di Roma.  

L’omicidio di Paolo Di Nella

Paolo Di Nella era un militante del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. Il giovane decise che il 2 febbraio sarebbe partita una nuova iniziativa politica del Fronte della Gioventù, per acquisire Villa Chigi, una villa settecentesca nel quartiere Salario, a Roma, che Di Nella avrebbe voluto diventasse un centro socio-culturale. 

Il giovane militante decise quindi di far partire una raccolta firme, affiggendo dei volantini per rendere nota l’iniziativa. Il pomeriggio del 2 febbraio 1983 ci fu un primo tentativo di affissione, ma i carabinieri lo bloccarono. Di Nella decise quindi di posticipare l’affissione per la sera stessa. 

Intorno alle 22 si fece accompagnare dall’amica Daniela Bertani in giro per il quartiere. Affisse molti manifesti. Arrivato in viale Libia, alle 00.45, scese dall’auto per affiggere dei manifesti, mentre l’amica lo aspettava in macchina. Due giovani, che pare fossero in attesa dell’autobus della linea 38 (nonostante a quell’ora non circolassero autobus), si avvicinarono al militante e uno di loro lo colpì, sferrandogli un colpo alla testa con un oggetto contundente, forse una spranga o un manganello. 

I due aggressori si dileguarono a piedi, mentre il 19enne si rialzò subito dopo il colpo subito. L’amica gli si avvicinò per chiedergli se fosse tutto a posto e Paolo le disse di sì. A piazza Vescovio il ragazzo si ripulì del sangue in testa e poi si fece riaccompagnare a casa da Daniela, facendole promettere che non avrebbe raccontato a nessuno quanto successo. 

Rientrato a casa, intorno all’una e mezza, Paolo si lavò i capelli e si stese sul letto in camera della sorella. Poco dopo, i genitori lo sentirono lamentarsi. A quel punto chiamarono il medico di famiglia, che gli suggerì di portarlo subito in ospedale. Quando alle 4 di notte Paolo Di Nella arrivò al Policlinico Umberto I, era già entrato in coma. Per 7 giorni amici e familiari si recarono al suo capezzale. Il 5 febbraio in ospedale arrivò anche l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. 

Alle 20.05 del 9 febbraio 1983 fu dichiarata la morte cerebrale di Paolo Di Nella

Le indagini

Dopo la morte del giovane militante, partirono le indagini che portarono ad alcune perquisizioni negli ambienti di estrema sinistra. Il 14 febbraio, su un volantino firmato da Autonomia Operaia –  il movimento della sinistra extraparlamentare attivo fra il 1973 e il 1979 – fu rivendicato l’agguato a Paolo. Tra i sospettati finirono Luca Baldassarre e Corrado Quarra, entrambi militanti di Autonomia Operaia della zona.

Quando si resero conto di essere finiti nel mirino delle indagini, i due si resero irreperibili. Sfuggirono a un primo arresto in una casa di Vetralla, dove la polizia fece irruzione. Quarra fu poi fermato il 2 agosto 1983 durante un posto di blocco in piazza Risorgimento a Roma. Il 4 agosto Daniela Bertani riconobbe Quarra come l’autore dell’omicidio di Paolo Di Nella. Il sostituto procuratore Santacroce emise un mandato di cattura e il tribunale convalidò l’arresto dell’indagato.

Nella seconda convocazione, il 4 novembre 1983, Daniela Bertani sbagliò a riconoscere Luca Baldassarre e fu il motivo per cui caddero le accuse anche nei confronti di Quarra. Secondo il giudice, infatti, avendo sbagliato il secondo riconoscimento, l’amica della vittima avrebbe potuto sbagliare anche il primo, che addebitava a Quarra la responsabilità per l’omicidio di Paolo Di Nella. 

Il 29 dicembre Corrado Quarra fu scarcerato. Le indagini si chiusero, definitivamente, il 21 aprile 1986 con il proscioglimento di Quarra. 

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