L’omicidio di Aldo e Luisa Donegani è un fatto di cronaca nera risalente all’estate del 2005.
Le vittime del duplice omicidio erano i coniugi Aldo Donegani, 77 anni, e la moglie, Luisa De Leo, 61 anni.
La scomparsa dei coniugi Donegani
È il 1° agosto 2005 quando Luciano De Leo, appuntato 35enne dei carabinieri in servizio a Castelfiardo, Ancona, va a casa degli zii Aldo Donegani e Luisa De Leo, che l’hanno invitato a trascorrere qualche giorno di vacanza con loro. Alle 12 il militare citofona al campanello della villetta, al civico 15 di via Ugolini a Brescia, ma nessuno gli risponde.
A quel punto citofona al piano di sopra, dove vive un cugino, Guglielmo Gatti, 41 anni, che però non è in casa in quel momento. Guglielmo Gatti è un personaggio enigmatico: studente fuoricorso di ingegneria nucleare, introverso, solitario, taciturno e fuori moda. Il carabiniere telefona a Guglielmo, che però gli dice di non sapere nulla e di non vedere gli zii da qualche giorno.
Di lì a poco torna a casa e insieme al cugino Luciano provano ad aprire la porta di casa Donegani, che però è chiusa a chiave. A quel punto i due contattano i vigili del fuoco, che fanno irruzione in casa. Nessun segno di effrazione, la casa è in ordine e – a un primo sguardo – nulla sembra mancare. La vettura e le bici in uso ai due coniugi sono riposte in garage.
I due cugini si recano quindi alla stazione dei Carabinieri di Brescia denunciando la scomparsa degli zii e così partono ufficialmente le indagini, sotto la guida del sostituto procuratore Claudia Moregola. Ricostruendo l’iter degli eventi, la scomparsa viene fatta risalire al 31 luglio, giorno in cui i due coniugi sono stati visti a messa nella parrocchia Sant’Antonio, anche se le testimonianze in merito alla loro presenza in chiesa appaiono discordanti.
I negozianti dei quali i due coniugi sono clienti abituali riferiscono di averli visti insieme per l’ultima volta il 30 luglio. Testimonianza confermata anche dal nipote Luciano, che li ha sentiti al telefono alle 11.39 di sabato, 30 luglio. Nessuno ha notato comportamenti strani o sospetti da parte dei due scomparsi.
La pista di un allontanamento volontario, pur presa in considerazione, viene scartata, per diversi motivi, tra cui la presenza in casa delle bici e dell’auto, la presenza di alimenti deperibili (pasta al forno e avanzi di sugo) e il fatto che marito e moglie siano da poco rientrati da una vacanza a San Benedetto del Tronto, dove soggiornano ogni anno.
Inoltre, non hanno lasciato nessun messaggio ai vicini per la posta e la cura del giardino. Luisa, che è una volontaria in parrocchia, non ha informato nessuno di eventuali spostamenti e quindi della necessità di cambiare turno. Infine, il cellulare della coppia risulta sempre spento. Si ipotizza che i due coniugi possano aver avuto un incidente durante un’escursione, ma le ricerche nelle zone limitrofe, sulle colline dell’hinterland bresciano, non danno alcun esito.
Si valuta quindi una terza pista, quella dell’omicidio. I coniugi Donegani non sono benestanti e dalla casa non mancano oggetti di valore. Ovviamente gli inquirenti ascoltano più volte Guglielmo Gatti, che appare sempre calmo e pacato e racconta di non sapersi spiegare la sparizione degli zii.
Il ritrovamento dei corpi
Dopo una perquisizione nella villetta, viene rinvenuto il cellulare – spento – che tanto era stato cercato all’interno dell’abitazione. Le indagini sembrano ferme a un punto morto. Nel ferragosto di quello stesso anno, un cittadino di Corteno Golgi, Val Camonica, riferisce ai carabinieri che il 1° agosto, mentre era in macchina con il figlio adolescente, un’auto li avrebbe quasi sfiorati, mentre procedeva ad alta velocità. Il 14enne dice di aver riconosciuto al volante Guglielmo Gatti.
Le ricerche si fanno più serrate, e il 17 agosto – durante una perlustrazione – gli uomini del Soccorso Alpino e del Corpo Forestale dello Stato, lungo la scarpata di un vallone, trovano decine di sacchetti dell’immondizia, all’interno dei quali ci sono dei corpi smembrati. Poco distanti, vengono rinvenute delle cesoie sporche di sangue e alcune buste della spesa compatibili con gli acquisti fatti dai due coniugi prima di sparire.
Le salme sono entrambe senza testa, che saranno trovate poi da alcuni cercatori di funghi nel febbraio e nel novembre dell’anno successivo. La Procura della Repubblica di Brescia mette sotto indagine Guglielmo Gatti per duplice omicidio premeditato, vilipendio e occultamento di cadavere, disponendone l’immediata custodia cautelare in carcere.
Ad incastrare il nipote dei due coniugi alcuni importanti elementi, oltre alla testimonianza del 14enne in auto con il padre. Una vicina di casa riferisce di aver sentito dei rumori sospetti nella notte tra il 30 e il 31 luglio e di essere corsa ad affacciarsi. A quel punto avrebbe visto Guglielmo Gatti in giardino, che l’avrebbe tranquillizzata.
Un’albergatrice di Breno riferisce di avergli fittato una camera la notte seguente, ma di non averlo registrato dal momento che era arrivato molto tardi per poi ripartire molto presto. Una nuova ispezione con il luminol rintraccia numerose tracce di sangue, ripulite, nel garage utilizzato da Gatti. Residui ematici vengono scoperti anche nell’autovettura e su una scarpa di Gatti.
La ricostruzione del delitto e la condanna
Gli inquirenti ricostruiscono quindi la dinamica del duplice omicidio. Intorno alle 12 del 30 luglio, Guglielmo Gatti avrebbe avvelenato gli zii, per poi trasportarli in garage e farli a pezzi, forse anche prima che fossero clinicamente morti. Ripulita la scena del crimine, avrebbe caricato i resti in macchina, l’indomani li avrebbe gettati nel passo del Vivione per poi trascorrere la notte nell’hotel di Breno.
Il 1° agosto avrebbe fatto ritorno a Brescia. Guglielmo Gatti, a quel punto, respinge tutte le accuse. La difesa chiede il rito immediato. Il processo di primo grado si chiude il 16 maggio del 2007 con una condanna all’ergastolo e tre anni di isolamento diurno. La sentenza viene confermata in tutti i gradi di giudizio. Il movente resta il mistero più fitto del caso Donegani. Secondo i giudici, Gatti avrebbe ucciso gli zii per vendicarsi della vita attiva e felice che i due conducevano, a differenza della sua, che era era invece più solitaria e monotona.
Guglielmo Gatti è tuttora detenuto nel carcere di Opera a Milano. Non ha mai ammesso il duplice omicidio, continuando a dichiararsi innocente per tutto l’iter processuale.