Ieri mattina i Giovani Democratici di Ostia (l’organizzazione politica giovanile del Partito Democratico locale) hanno pubblicato un documento in cui si espongono sul “caso Marino”, provando a tirare le fila dell’operato dell’ex sindaco romano, a spiegare il comportamento del PD e a fornire le risposte necessarie nel prossimo futuro.
L’analisi parte dal profilo della candidatura di Marino definita personalistica ed antisistemica. La prima parola fa riferimento alla spiccata caratterizzazione del personaggio-sindaco che ha finito per fagocitare il lavoro delle sue giunte mutevoli e dividere l’opinione pubblica negli opposti: fan e haters. La seconda, invece, significa l’estraneità di Marino dal contesto politico del PD romano. Questa lontananza avrebbe fatto si che l’ex chirurgo si potesse astrarre dalla politica locale allo scoppio di Mafia Capitale, senza però poter sviluppare un progetto di lungo periodo, un modello complessivo di città.
Si fa dunque molta attenzione a distinguere PD nazionale (pulito), PD romano (in gran parte corrotto) e PD commissariale (che consiste nel tentativo di Matteo Orfini e dei vari commissari locali di riportare legalità e trasparenza nelle sedi del partito romano). Per non cadere nella trappola banalistica del Movimento 5 Stelle, dicono.
A questo punto i GD ripercorrono le fasi dell’ascesa di Marino in rapporto alle varie facce del PD. Nella fase delle primarie l’ex sindaco sarebbe stato appoggiato da quella sezione del partito che fa riferimento a Goffredo Bettini, sfruttando la sua estraneità dal contesto locale come un vantaggio elettorale. Tuttavia nel corso del suo mandato il “marziano” avrebbe preso distanza da questa sezione del partito che lo aveva appoggiato, divenendo “sindaco dei cittadini”. Questo lo ha aiutato allo scoppio di Mafia Capitale per salvare la sua persona, ma per fare pulizia e ricompattare il partito c’è stato bisogno dell’intervento dall’alto di Matteo Orfini. Proprio quest’ultimo avrebbe creduto in Marino più di Renzi, tanto che, dopo la seconda ondata di arresti per Mafia Capitale, viene descritto come colui che, opponendosi all’alta dirigenza, voleva che l’esperienza del sindaco continuasse e si rafforzasse.
Lo scorso mese, però, Orfini si sarebbe accorto della distanza incolmabile tra PD commissariale e giunta Marino (si dice che il sindaco non dava conto delle sue decisioni al partito) e dell’incapacità dell’ex chirurgo di guidare la città durante il Giubileo. Quindi l’unica soluzione possibile era staccare la spina (con le dimissioni, ricordiamo, di 26 consiglieri comunali che hanno fatto decadere giunta e consiglio).
Tirate le fila della sindacatura-Marino i GD presentano una nuova proposta per il PD romano da portare avanti fino alle prossime elezioni. E’ esattamente opposta a quella precedente: sistemica e collettiva (rafforzata dal partito e immune all’uomo solo al comando).
Infine c’è la risposta a chi accusa il partito di aver tradito il sindaco: i consiglieri avevano il compito di controllare il suo operato e il loro comportamento avrebbe significato semplicemente “agire da partito in un epoca in cui questo ruolo è stato quasi del tutto deformato, mettendo un progetto al di sopra del giudizio su una persona”.
Quindi l’appello ad un percorso inclusivo della società civile in tutti i circoli del partito fornendo la loro disponibilità per il contesto di Ostia.
Potete leggere il documento completo qui: https://www.facebook.com/notes/agostino-biondo/il-punto-di-vista-dei-gd-di-ostia-su-roma/1006492862744341
Abbiamo parlato con Agostino Biondo, uno dei membri dell’organizzazione, che a nome di tutti i GD ha chiarito alcuni punti.
Sulla progettualità di un sindaco collegata alla struttura del PD ci spiega: “sistemico è un programma politico che propone azioni che avvicinano il più possibile la società a quell’organizzazione auspicata dal partito proponente… la visione ideale di società deve essere il faro attorno cui devono essere costruite le proposte concrete”.
Quindi riguardo alla figura di Marino: “Un candidato che usa come slogan <non è politica, è Roma> fornisce ben chiaramente l’idea che voglia risolvere problemi della città, piuttosto che crearne un’immagine alternativa…ma bisogna spiegare ai cittadini romani che finché non si ripensa un modello di città, non sarà mai sufficiente tentare banalmente di risolvere i problemi”.
I suoi famosi errori, poi, sarebbero stati delle “piccolezze del tutto irrilevanti”, ma “c’è un solo problema: se dichiari di essere il <sindaco della legalità> nel momento in cui si insinua anche un piccolo dubbio, non puoi pretendere di uscirne illeso”
Rimane aperta, però, la questione delle “26 pugnalate” silenziose al sindaco che gli hanno impedito di confrontarsi democraticamente in aula con tutte le forze politiche. Questa, però, ribadisce Biondo è stata una scelta legittima, dettata dal comportamento di Marino.
“Il confronto in aula era stato concordato tra Orfini e Marino- dichiara– il sindaco (senza ritirare le dimissioni) sarebbe andato in aula per un confronto aperto con il partito, al termine del quale sia il sindaco che i consiglieri avrebbero tratte le proprie conclusioni. Marino ha deciso di giocare d’anticipo, quindi il partito si è comportato di conseguenza”
A conclusione del discorso Biondo spiega la sua visione del futuro della Capitale e della più piccola realtà di Ostia: “Ritengo che oggi esiste solo una forza politica in grado di pensare a quel modello alternativo di città: il PD (rifondato su stimolo del commissario). Banalmente, perché è l’unico soggetto in Italia ad avere la struttura e le risorse umane adatte a pensarlo. Sicuramente noi, nel nostro piccolo, faremo qualsiasi cosa per contribuire a riuscirci”.
Il M5S (attuale favorito per il comune di Roma e il municipio di Ostia), infatti, “farebbe dei disastri, in quanto movimento antisistemico, in un momento in cui è necessaria una proposta sistemica”.
Basterà questa proposta di riscossa collettiva per risollevare le sorti del PD romano?