Il 9 marzo del 1997 i fidanzati Elisa Marafini e Patrizio Bovi vennero uccisi a coltellate nella casa di lui a Cori, provincia di Latina.
L’assassino si accanì con 175 coltellate sulle vittime. Il delitto ebbe un forte clamore mediatico, diventando uno dei casi più discussi all’epoca.
Il delitto di Cori
È il 9 marzo del 1997. Tutto ha inizio con un ritardo di appena mezz’ora da parte di Elisa Marafini, 17 anni, che sta trascorrendo la domenica pomeriggio insieme al fidanzato, Patrizio Bovi, 23 anni. Per le 19.30 Elisa dovrebbe tornare a casa, perché suo padre non transige sull’orario di cena. Alle 20 però suo padre, non vedendola rientrare, si allarma. A quel punto Angelo Marafini, ex maresciallo in pensione, esce con suo figlio e va a cercarla.
Va prima a casa di Patrizio. Bussa, ma nessuno gli apre la porta. Va al bar in paese, a Cori, ma della figlia nessuna traccia. Allora Angelo Marafini va nella sua casa di campagna, poco distante, e prende una scala. Con questa, ritorna verso casa di Patrizio. Nella stradina di via della Fortuna 41 incontra un amico di Patrizio, Massimiliano Placidi. Il padre di Elisa sale sulla scala e vede in casa le giacche della figlia e di Patrizio. Lo stesso fa Massimiliano, che dalla scala nota il cellulare di Patrizio sul tavolo e l’acquario insolitamente spento.
Massimiliano riesce a entrare in casa sfondando un vetro con una chiave inglese. Dall’interno apre la porta al padre e al fratello di Elisa. Al piano terra è tutto in ordine. Massimiliano sale al piano di sopra e lì scopre i corpi senza vita di Elisa e di Patrizio. Il cadavere di lei è sul letto, quello di lui in bagno. Il corpo di Patrizio è stato colpito 51 volte con un coltello, quello di Elisa 124 volte: è un vero e proprio massacro.
Ma chi sono questi due fidanzati così barbaramente assassinati? Patrizio è stato adottato. In paese tutti lo conoscono come Gianni, un nuovo nome con cui si presenta per tagliare i ponti con la sua famiglia adottiva. Alle spalle piccoli precedenti per spaccio di droga. Si dà da fare come cameriere e falegname per racimolare un po’ di soldi. La sua vera passione è la musica, ama scrivere e cantare. Elisa è una studentessa di Ragioneria, non eccellente, ma fa il suo dovere. Come raccontato in una delle puntate di Blu Notte di Carlo Lucarelli, Elisa vede in Patrizio una persona che sa ascoltarla. I due sono molto innamorati.
Il giorno del delitto Elisa esce di casa subito dopo pranzo per andare da Patrizio. Zaino in spalla, fa l’autostop al Ponte della Catena per raggiungere casa del fidanzato che vive a Cori Monte, mentre lei sta a Cori Valle. Verso le 16 viene vista in Piazza Signina, mentre cerca di telefonare a qualcuno da una cabina telefonica. Poco dopo incontra Patrizio. Alle 19.35 vengono visti – per l’ultima volta – mentre sono nei pressi di casa di lui.
Quando i carabinieri arrivano a casa di Patrizio, in via della Fortuna 41, l’abitazione non presenta segni di effrazione. L’unico vetro rotto è quello che è stato infranto da Massimiliano e dal papà di Elisa per entrare. Sul tavolo al piano di sotto c’è un foglio su cui Elisa stava ricopiando una poesia, bruscamente interrotta, presumibilmente dall’assassino. In casa non ci sono segni di colluttazione.
A ucciderli è stata la stessa mano e la stessa arma, un coltello lungo 13 centimetri, che è stato ripulito su un tappetino accanto al corpo di Patrizio. Da casa mancano un sacchetto della spazzatura e lo zaino di Elisa. Vicini di casa riferiscono di aver sentito della musica assordante, forse messa dall’assassino per coprire le grida di disperazione delle vittime, in un’ora compatibile con quella in cui sono stati uccisi i due fidanzati.
Le indagini e l’arresto del killer
Le indagini si presentano intricate sin dall’inizio. Le attenzioni degli inquirenti si concentrano subito su una cerchia ristretta di persone, tutte vicine alla coppia di fidanzati. Per il primo mese di indagine sono quattro le piste seguite. La prima è quella che vede indagato il papà di Elisa, anche per il suo atteggiamento sospetto. Dopo aver scoperto il corpo senza vita della figlia, è corso a rimettere a posto la scala con cui si è introdotto nell’appartamento di Patrizio. Una corsa che insinua qualche dubbio negli inquirenti.
Il padre dice di essere uscito di casa alle 20.15 insieme al figlio, ma alcuni testimoni spostano l’orario in cui viene visto a Cori almeno due ore dopo. Le altre piste seguite dai carabinieri riguardano tutte amici di Patrizio che la sera del delitto dovevano andare a una festa a casa di lui, ma che poi – per un motivo o per un altro – avevano declinato l’invito. Il primo sospettato è Massimiliano Placidi, uno dei migliori amici di Patrizio, e il primo a entrare in casa dopo il delitto.
Massimiliano viene arrestato il 15 marzo e resta in carcere 24 giorni. Vengono trovate delle presunte tracce ematiche sui suoi pantaloni, ma le successive analisi confermano che si tratta di macchie di ruggine. Per la sera del delitto Massimiliano non ha neppure un alibi. Durante un interrogatorio, il 14 marzo, Massimiliano confessa entrambi gli omicidi, per poi ritrattare parlando di pressioni psicologiche ricevute da parte degli inquirenti. Dopo 24 giorni di carcere, il Tribunale del Riesame ritiene che non ci siano elementi sufficienti a suo carico e Placidi viene scagionato.
Il terzo sospettato è Piero Agnoni. La sera del delitto è rimasto a casa, come conferma sua madre. Anche il suo presunto coinvolgimento nel duplice omicidio viene accantonato. La quarta e ultima pista seguita dagli inquirenti è Marco Canale, 27 anni, operaio. Anche lui con problemi di droga.
Il mattino successivo al delitto, i carabinieri di Cisterna effettuano una perquisizione a casa di Marco Canale. Gli investigatori sequestrano un paio di pantaloni, con qualche macchia che sembra essere di sangue. La scientifica analizza le macchie e dimostra che si tratta proprio del sangue di Elisa e Patrizio. Marco Canale viene quindi arrestato.
Quando Marco Canale capisce che sta per essere incastrato dal CIS dei carabinieri, confessa di essere stato a casa di Patrizio il giorno dell’omicidio, intorno alle 17, e di averli trovati già morti. Testimoni però avevano riferito di aver visto i due fidanzati alle 19 di quel giorno, ancora vivi, quindi qualcosa non quadra.
Così viene ricostruita la dinamica del massacro. Quella sera Elisa telefona a casa per avvertire di essere in ritardo, ma a casa non le risponde nessuno, perché i genitori sono usciti a comprare una pizza, così lei decide di restare ancora un po’ con Patrizio. I due fidanzati cenano insieme e continuano a telefonare a casa di Elisa. In quel momento arriva Marco Canale che deve parlare con Patrizio. Marco e Patrizio salgono al piano di sopra, mentre Elisa resta giù a ricopiare la poesia che verrà poi ritrovata. Improvvisamente il 27enne colpisce Patrizio con un coltello. Elisa sente dei rumori, coperti dalla musica dello stereo. Sale al piano di sopra, l’assassino la sorprende alle spalle. Lei prova a difendersi, ma viene colpita per 124 volte.
Il processo
Il 14 dicembre 1998 la Corte d’Assise di Latina condanna Marco Canale per l’omicidio di Cori, mentre i tre precedenti sospettati vengono scagionati da ogni accusa. L’imputato continua a dichiararsi innocente. La pena viene confermata negli altri due gradi giudizio. Nel 2019, dopo oltre 22 anni di reclusione, Marco Canale è uscito definitivamente dal carcere, grazie a uno sconto di pena.