Situazione spinosa all’interno dell’Aeroporto di Fiumicino “Leonardo da Vinci”, dove diversi dipendenti aeroportuali stanno mettendo in dubbio la reale efficacia di tutte quelle iniziative volte a evitare ulteriori contagi del COVID-19 all’interno del famoso scalo romano.
La voce arriva da una diretta testimonianza di un dipendente addetto abitualmente allo smistamento delle valige verso aerei o all’interno degli spazi aeroportuali, che lamenta come siano le stesse condizioni di lavoro a porre degli estremi rischi di contagio per i numerosi lavoratori del famoso aeroporto romano.
Facendo riferimento alla sua esperienza personale, la persona – che vuole rimanere in incognito per evitare ripercussioni – sostiene come già un fattore di contagio lo affronta per recarsi tutti i giorni al proprio posto di lavoro: il dipendente non vivendo a Fiumicino, ogni mattina raggiunge lo scalo romano attraverso l’affollatissimo treno che fa fermata allo stesso aeroporto. Un dato che di per sé mette in pericolo la salute del lavoratore o la lavoratrice, che già in questo primo step rischia d’ammalarsi in quanto abituale del mezzo ferroviario e facente parte del grande transito composto da pendolari provenienti da tutta Roma e la Regione Lazio.
I problemi non finiscono qui, poiché anche nella sede lavorativa si deve far fronte a evidenti problemi di sicurezza. Qui infatti l’uomo prima d’iniziare il turno deve effettuare un passaggio al detector, dove spesso per utilizzarlo si deve mettere alcuni minuti in fila con altra utenza e con le distanze di sicurezza tante volte non rispettate. Se già sul treno per Fiumicino i rischi di contagio erano alti, qui dove si vengono a creare dei veri e propri assembramenti per le file di persone le possibilità di contrarre il virus aumentano vertiginosamente.
Le maggiori problematiche però non finiscono qui, poiché i rischi di contrarre la polmonite cinese potrebbero palesarsi nei locali della stiva per la gestione dei bagagli di proprietà dei pendolari. Tra carichi e scarichi degli aerei atterrati o presenti a Fiumicino, le distanze tra un operatore e l’altro durante le mansioni non vengono mai rispettate: tutto terreno congeniale al virus, che ha mostrato di dilagare con molta facilità nei posti dove si ammassano facilmente le persone (si veda l’esempio della Cina e di Wuhan).
I dipendenti addetti alla gestione dei bagagli lamentano la mancanza di mezzi o comunicazioni aziendali per evitare i contagi nei loro locali di lavoro. Aeroporti per Roma fa mancare la propria voce sul problema a questi lavoratori, aggravando la propria posizione non fornendogli mascherine, guanti o disinfettanti per difendersi almeno decentemente dal rischio di contagio per Coronavirus: condizione così complessa, che addirittura nei loro bagni mancano i saponi o i gel igienizzanti per lavarsi le mani.
I dipendenti consapevoli di essere i primi soggetti all’Aeroporto di Fiumicino a essere esposti concretamente al virus, chiedono che l’azienda gli fornisca i materiali necessari a evitare contaminazioni oppure a riflettere sulla chiusura della struttura aeroportuale fino a quando il virus non sarà debellato o con i rischi di contagio portati al minimo.