Ostia Antica ha ripercorso le orme dei gironi danteschi ieri pomeriggio, grazie a una superlativa esibizione del Maestro Giovanni Bellucci.
Bellucci considerato tra i più autorevoli pianisti del nostro tempo e definito l’erede di grandi artisti come Busoni, Benedetti, Michelangeli e Pollini, è riuscito a far rivivere le atmosfere dell’Inferno di Dante grazie al suo pianoforte e la sua arte.
Il pianista ha interpretato per l’esibizione alla Sala Riario Episcopio le tracce sinfoniche di Liszt, soffermandosi per l’occasione sulla “Fantasia Dante“: la composizione venne scritta nel 1856 dal direttore d’orchestra ungherese, che per la stesura s’ispirò proprio alla Divina Commedia del poeta Dante Alighieri.
Un’esibizione toccante e che ha fatto scaturire tantissime emozioni nei fortunati presenti, che hanno avuto la fortuna di veder esibirsi dal vivo uno dei più grandi interpreti mondiali di Franz Liszt.
Nella serata di ieri il maestro Bellucci ha interpretato anche lo “Aroldo in Italia“, scritto dal compositore ungherese e il musicista francese Hector Louis Berlioz. Per lo svolgimento del brano, il pianista romano ha duettato con il violinista Francesco Fiore: anche in questo caso i due artisti hanno messo in piedi un’esibizione sublime, che ha raccolto i favori e l’applauso del pubblico presente in sala.
L’evento di ieri sera ha fatto parte di una programmazione di tre giorni organizzata da Maria Pia Nobile, cantante lirica lidense che ha deciso di portare un evento culturale di peso e prestigio nel territorio del X Municipio di Roma Capitale. Un’evento che è ruotato intorno alla figura del prestigiosissimo maestro Bellucci, che per l’occasione ha portato a Ostia una trasposizione de “Il pianoforte sinfonico di Listz“.
Il pianista italiano ha iniziato il proprio tour lidense l’8 luglio, mettendo in scena per l’occasione il “Miserere dal trovatore” e la “Sinfonia fantastica“.
Il 9 luglio invece il maestro Bellucci ha tenuto un workshop pubblico sul perfezionamento pianistico, dov’è intervenuto con i propri allievi Tommaso Carlini, Isa Trotta e Ai Watanabe.
Foto: Gaetano Di Staso