Giorgia Meloni l’ha fortemente rivendicato durante la presentazione della legge di bilancio: “Per chi è in condizione di lavorare, il Reddito di cittadinanza verrà abolito alla fine del 2023, prima ci sarà un periodo di transizione”. Ma come funzionerà l’accompagnamento dei beneficiari occupabili nella ricerca di un lavoro, per uscire dall’esperienza dell’aiuto statale? L’ultima bozza della manovra conferma che dal primo gennaio 2023 saranno obbligati a frequentare, per un tempo di sei mesi, un corso di formazione o di riqualificazione professionale.
Lavori socialmente utili per i percettori del Reddito di Cittadinanza
Se non lo faranno perderanno l’assegno, che il prossimo anno sarà comunque limitato a otto mesi. La catena dei controlli partirà dalle Regioni, che dovranno trasmettere all’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza. La scommessa del governo però, ed è una novità dell’ultima versione del testo della legge di bilancio, passa anche da un utilizzo maggiore dei lavori socialmente utili. Attualmente i Comuni sono obbligati a coinvolgere 1/3 dei beneficiari nei progetti utili alla collettività, dall’anno prossimo invece dovranno includere tutti.
La platea è composta da tutti i beneficiari in età lavorativa che sono tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro, il documento da firmare presso il Centro per l’impiego e che sancisce l’avvio del percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro. All’obbligo della formazione saranno quindi soggetti tutti i beneficiari del Reddito di cittadinanza che non sono occupati e che non frequentano già un corso di studi o di formazione. Sono esclusi gli over 65, i disabili, i percettori della pensione di cittadinanza e chi è beneficiario del Reddito e ha una pensione diretta. Esonerati anche i componenti della famiglia che assistono minori fino a tre anni d’età o altri membri del nucleo familiare non autosufficienti o con gravi disabilità.
Le modifiche al RDC
L’obiettivo indicato dal governo è trovare una soluzione alla carenza della manodopera nel turismo e nell’agricoltura. Per questo una delle modifiche prevede la possibilità per i beneficiari del Reddito di cittadinanza di cumulare, entro un limite massimo di 3 mila euro, i redditi che derivano da lavori legati a contratti stagionali o intermittenti.
L’ultima bozza della manovra conferma che l’assegno decadrà dopo il rifiuto alla prima proposta di lavoro (oggi lo stop scatta dopo due). La norma dettaglia anche la platea della stretta sui beneficiari occupabili, tra i 18 e i 59 anni (escluse le famiglie con minorenni, disabili e anziani con meno di 60 anni), che l’anno prossimo potranno ricevere l’assegno al massimo per otto mesi. Le famiglie coinvolte saranno 404 mila su un totale di 1,039 milioni, resteranno quindi fuori dal taglio 635 mila nuclei. Il Reddito di cittadinanza non esisterà più dal primo gennaio 2024: sarà cancellato e al suo posto subentreranno “misure di sostegno alla povertà e di inlcusione attiva”.