Il 2024 comincia con la sommossa degli esercenti: in Francia alcuni prodotti ritirati dai supermercati. La nuova politica aziendale.
Il nuovo anno porta con sé una rivoluzione che comincia dal carrello. Alcuni prodotti in Francia sono stati ritirati dal mercato. La catena di supermercati – nota in tutta Europa – Carrefour ha deciso di tagliare le collaborazioni con alcuni brand importanti: il motivo? Gli eccessivi rincari in termini di prezzo.
L’azienda non si fa bastare il mancato rifornimento per i clienti, ma spiega anche i motivi di una nuova politica aziendale destinata a espandersi: “Costavano troppo” – si leggerà sugli scaffali – la situazione è cominciata a partire dal 4 gennaio scorso, ma sarà presto in via di sviluppo dato che il colosso dei supermercati non è l’unico a seguire il viatico del dissenso. La stessa strada intendono percorrerla altri nomi importanti della Germania.
Carrefour ritira i prodotti dal mercato: “Colpa dei rincari”
Altro Paese di un certo peso a livello europeo. Una sorta di “guerra” ai brand più accaniti. Nello specifico si tratta di prodotti come Pepsi, Lipton Ice Tea, le patatine Lays e gli snack della Doritos. “Rincari inaccettabili” – fanno sapere dai vertici del supermercato francese – il colosso ha fatto scuola. Al punto che in Germania anche la Coca Cola non entra sugli scaffali di alcune strutture: in primis Edeka e Rewe, che rinunciano anche a Mars, Kellogs e Pepsi.
Dietrofront che porterà una rivoluzione del mercato alimentare. Anche perchè se cominciano queste piccole realtà, e i consumatori iniziano a fare a meno di certi brand, poi vorranno dell’altro. Il mercato subirà importanti variazioni sul tema. Il frigo potrebbe non essere più lo stesso. Nel frattempo in Italia, per il momento, sembrano non cambiare le cose. Anche se dal trimestre anti inflazione a oggi (vale a dire dai primi tre mesi del 2023 a questi scorci iniziali del 2024) si registra il rallentamento dei prezzi dei beni alimentari, fino a quelli per la casa e la cura della persona.
Senza contare i prodotti ad alta frequenza d’acquisto. Si è passati da +6,1% a +5,4% e da +5,6% a +4,6%. Numeri che fanno riflettere e sembrano l’anticamera di un malcontento che rischia di diffondersi a macchia d’olio. Le persone cominciano a selezionare persino i beni di prima necessità con il benestare dei grandi marchi, i quali assecondano un dietrofront collettivo in grado di gettare le basi per un inevitabile cambio di passo.