La decisione di portare a 62 o 63 anni l’età pensionistica, con almeno 41 anni di contributi sta inducendo il Governo a promuovere una serie di incentivi per indurre i dipendenti in età pensionabile a restare a lavoro. L’idea è, infatti, quella di aumentare lo stipendio del 10 per cento a chi decida di ritardare la pensione. Dovrebbe essere questo uno dei punti previsti nella prossima Legge di Bilancio nella quale è appunto prevista la riforma pensionistica.
Il caro energia il tema principale
Ma il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intende soffermarsi poco sull’argomento, volendo far convogliare le energie sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione. Il caro energia dovrebbe essere l’argomento principe. Sembra verosimile, quindi, che “Quota 41” dovrà attendere soprattutto a causa delle scarse risorse economiche sulle quali il Governo può contare in questo momento.
Al momento si parla di una “misura ponte” in attesa di una disposizione ad hoc, intanto si stabilisce l’età pensionabile a 62/63 anni con 41 anni di contributi. Tutto questo mentre si lavora ad incentivi del 10 per cento da corrispondere a quanti, seppure in età pensionabile, scelgono di restare a lavoro, facendo risparmiare i contributi.
In attesa della Quota 41 che dovrebbe consentire di andare in pensione a prescindere dall’età, ma alla sola condizione di aver corrisposto 41 anni di contributi, è stata stimata una spesa di circa 4 miliari nel primo anno per poi aumentare negli anni successivi. Particolare interesse è stato dimostrato anche per Ape sociale e Opzione donna che verranno prorogate per un anno, ma anche per coloro che sono impegnati in lavori saltuari pensando a un quasi azzeramento, ovviamente fino ad un certo livello del costo dei contributi.