Con la fine dello stato di emergenza, che scadrà il 31 marzo, cambieranno molte regole. E se da una parte gli italiani dovranno fare i conti con un calendario scaglionato e con misure che man mano verranno allentate, dall’altra potranno ritornare a un’apparente normalità. A partire dal pagamento delle pensioni, che non avverrà in anticipo, una modalità questa messa a punto durante i terribili mesi della pandemia per scongiurare assembramenti e situazioni rischiose. Ora sarà ripristinato il normale calendario di pagamento degli assegni previsto il primo giorno del mese, proprio come avveniva quando il virus non aveva stravolto le vite di tutti.
Pensioni di aprile 2022: il calendario dei pagamenti
Poste Italiane ha comunicato che a partire dal prossimo mese, quello di aprile, sarà ripristinato il normale calendario di pagamento delle pensioni. I pensionati titolari di un libretto di risparmio, di un conto BancoPosta o di una Postepay Evolution si ritroveranno, come sempre, l’accredito sul conto dal primo giorno del mese. Lo stesso accade per chi, invece, è titolare di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution: in questo caso, il cittadino potrà prelevare la pensione in contanti negli sportelli automatici che sono presenti in Italia, circa 8000 su tutto il territorio. Tutti coloro che hanno intenzione di ritirare la pensione in contanti allo sportello potranno farlo dal 1 al 6 aprile, preferibilmente seguendo la turnazione alfabetica affissa all’esterno di ciascun ufficio postale.
Gli aumenti
L’Inps ha proceduto alla rivalutazione provvisoria delle pensioni nella misura dell’1,6% (applicate a gennaio e febbraio), poi consolidata nella misura dell’1.7%. Si tratta, come spiega l’Adnkronos, di un aumento annuale dovuto alla clausola di ‘perequazione automatica’, che adegua periodicamente gli importi degli assegni al costo della vita, in base al tasso di inflazione rilevato dall’Istat. Questa rivalutazione non sarà piena per tutti. Beneficeranno del 100% dell’aumento le pensioni che arrivano fino a 4 volte il minimo, mentre quelle con un importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo ottengono il 90%, quelle superiori a 5 volte hanno diritto al 75% dell’incremento. Così, il nuovo importo della pensione minima sale a 523,83 euro mensili, mentre l’assegno sociale ammonta a 458.10 euro mensili. Per gli invalidi civili e per i sordomuti la pensione è di 291,69 euro, mentre i ciechi se parziali prendono 215,35 euro, totali 315,45 euro.
La riforma e la tassazione
Tutto cambia grazie alla riforma Irpef, che è stata stabilita nell’ultima legge di Bilancio. La riforma fiscale, infatti, ha modificato gli scaglioni Irpef e li ha ridotto da 5 a 4, abbassando di fatto le aliquote di prelievo sugli scaglioni intermedi. La tassazione, quindi, è scesa dal 27% al 25% per il secondo scaglione, per i redditi compresi tra 15 mila e 28 mila euro annui) e dal 38% al 35% per il terzo, quello dei redditi da 28 mila a 50 mila euro. Stando ai dati forniti dal MEF, i pensionari che rientrano nella prima fascia avranno un incremento medio di 167 euro, mentre quelli con i redditi dai 30 ai 50 mila euro si troveranno con un aumento di 308 euro annui.