Dice la presidente del Consiglio: “La legge di bilancio 2024 sarà all’insegna della serietà e del buonsenso“, cosa che vuol dire tutto e niente. Ciò, comunque, contestualmente all’approvazione del Nadef, la Nota di Aggiornamento al Def. Nel rispetto dei tempi la questione è stata assolta, entro il 27 settembre. Sarà oggettivamente una manovra assolutamente non espansiva, senza un progetto politico di sviluppo, ma nello stesso tempo senza artifici contabili. La Legge di Bilancio sarà austera, una delle più modeste degli ultimi tempi e le misure con carattere di novità saranno finanziate in deficit.
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Aumento strutturale del deficit
Le agenzie riportano che: “Quest’anno il Pil si fermerà al +0,8% (dal +1% previsto ad aprile), mentre nel 2024 sarà dell’1,2% (dal +1,5% del Def). Cambiano anche i numeri sull’indebitamento: il deficit 2023, in particolare, schizza al 5,3% (dal 4,5%) interamente per l’effetto del Superbonus. Per il 2024 invece l’asticella del deficit viene alzata sia sul quadro tendenziale (a legislazione vigente) che su quello programmatico, rispettivamente fissati al 3,6 e al 4,3% (da rispettivamente 3,5 e 3,7)”. La cosa ci allontana dal limite del 3 percento determinato dal Patto di Stabilità, che dal primo di gennaio rientrerà in vigore. Certamente, perlomeno provvisoriamente, così si liberano alcune risorse. Il Governo avrà così a disposizione in deficit 14 miliardi, invece di 4,5 come inizialmente ipotizzato. Perlomeno nella Nota di Aggiornamento il governo ammette la regressione della nostra economia rispetto alle stime fatte in primavera. Il Pil è cresciuto meno e la tendenza sarà confermata anche nel 2024.
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L’impatto sulla Legge di Bilancio
Un ridimensionamento che ovviamente si riverbera sulla prossima Legge di Bilancio. In campagna elettorale non si è badato a spese, per quanto riguarda il centrodestra, rispetto al programma annunciato. Si capiva già allora che la serie di promesse fatte da chi governa attualmente non si sarebbe potuta realizzare. Così, conti della serva alla mano, i nodi vengono al pettine. Prima della Nadef si discuteva di una manovra da 30 miliardi, ma mancano 20 miliardi di coperture certe. Sgarrare farebbe infuriare Bruxelles. Così Meloni vuole fare dieci miliardi di deficit in più, rispetto ai 4,5 miliardi ipotizzati in precedenza. Il finanziamento strutturale della Legge di Bilancio sarà così quindi composta; 14 miliardi del deficit, 3 miliardi del concordato preventivo e dell’adempimento, un miliardo e messo di tagli alla spesa dei ministeri. Il resto dovrebbe in teoria arrivare dalla legge sugli extraprofitti delle banche che sarà comunque ridimensionata rispetto alla propaganda iniziale.