Dal 1° gennaio 2023 aumenta l’importo degli stipendi il cui importo lordo non supera i 1.923 euro. Una novità introdotta dalla legge di Bilancio 2023, con la quale il legislatore oltre a confermare lo sgravio contributivo del 2% introdotto nel 2022 per coloro che hanno una retribuzione imponibile non superiore a 2.692 euro, ne ha previsto un aumento al 3% per chi ha un reddito entro i 25 mila euro annui.
L’aumento degli stipendi con la busta paga di gennaio 2023
Dal 1° gennaio, quindi, tra stipendio lordo e netto, su ogni busta paga il cui importo non supera i 1.923 euro, ci sarà un ulteriore risparmio di circa l’1%, anche se i vantaggi sullo stipendio saranno in parte mitigati da un aumento dell’Irpef. L’Irpef, infatti, si paga sull’imponibile lordo al netto dei contributi versati all’Inps: quindi, dal momento che con lo sgravio del 3% tale quota si riduce, aumenta la base imponibile su cui si calcola l’Irpef e di conseguenza crescono le imposte dovute sullo stipendio.
Alla luce di queste novità, vediamo di quanto aumenta davvero lo stipendio netto nel periodo che va da gennaio a dicembre 2023, tenendo conto anche delle conseguenze che lo sgravio contributivo avrà sull’Irpef. Se il tuo stipendio, lordo, ha un importo fino a 1.923 euro, con un reddito annuo quindi che non supera i 25 mila euro, sarai contento di sapere che nel 2023 è in arrivo un leggero aumento. Rispetto all’ultimo stipendio di dicembre, dove è stato applicato uno sgravio contributivo del 2%, infatti, nel 2023 la quota di contributi a carico del lavoratore si riduce di un ulteriore 1%, per effetto di quanto stabilito dall’ultima legge di Bilancio.
Quindi, anziché del 9,19%, 8,80% nel caso dei dipendenti pubblici, la quota contributiva a carico del lavoratore sarà pari rispettivamente al 6,19% e al 5,80% per ogni busta paga il cui importo non supera i 1.923 euro. Per chi invece ha uno stipendio superiore alla suddetta soglia, ma che comunque non supera i 2.692 euro (35 mila euro di reddito in prospettiva), continuerà a essere applicato lo sgravio del 2% introdotto nel 2022 e confermato dalla manovra.
Il risparmio con lo sgravio del 3%
Rispetto a dicembre 2022, quindi, sulle buste paga fino a 1.923 euro si risparmia un ulteriore 1% di contributi. E va detto che non ci sono conseguenze per la pensione, poiché della quota mancante, quindi complessivamente il 3%, se ne farà carico l’Inps. Dunque, sulla retribuzione imponibile lorda non verrà applicata un’aliquota contributiva del 7,19%, bensì del 6,19%: ad esempio, su una retribuzione di 1.000 euro verranno versati 61,90 euro di contributi anziché i 71,90 euro di dicembre, per un risparmio di 10 euro (che come vedremo di seguito non saranno tutti sull’importo netto).
Su uno stipendio lordo di 1.500 euro, invece, il risparmio sarà di 15 euro, fino a un massimo di 19,23 euro sulle buste paga di 1.923 euro. Questo è il risparmio rispetto a dicembre 2022, ma se guardiamo al 2021, ossia quando veniva applicata l’aliquota piena, le cifre sono ben più alte: 30 euro per chi ha uno stipendio di 1.000 euro, 45 euro per chi ne prende 1.500 euro fino a un massimo di 57,69 euro per uno stipendio di 1.923 euro.
Di quanto aumenterà lo stipendio?
Con questo, però, non vuol dire che lo stipendio netto aumenterà in misura pari al risparmio generato dal risparmio contributivo. Come detto sopra, infatti, meno contributi significa anche più Irpef da pagare, in quanto aumenta la quota imponibile su cui vengono applicate le relative aliquote.
A tal proposito, considerando anche le detrazioni, ne risultano dei risparmi in busta paga molto differenti da quelli attesi. Secondo alcuni calcoli effettuati dal Sole 24 ore, infatti, uno stipendio con importo lordo di 1.857,14 euro risparmia complessivamente 55,71 euro grazie alla riduzione dei contributi, 18,57 euro rispetto a dicembre 2022: tuttavia, godrà di un risparmio reale in busta paga di 36,15 euro complessivi, 12,05 euro rispetto a dicembre. Di fatto il risparmio reale sullo stipendio netto non sarà del 3%, bensì del 2,43%.
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