Lo scorso 30 gennaio 2018 la società Cogea S.r.l. ha notificato all’Associazione Latium Vetus copia del ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento del Decreto di vincolo paesaggistico emesso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo recante “Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area ‘Tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia e altre della Campagna Romana», nei comuni di Pomezia e Ardea”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 novembre scorso.
E da ieri – ma solo ufficialmente perché la situazione era già nota – Cogea ha un alleato in più ovvero il Comune di Pomezia. A rivelarlo è la testata giornalistica la Repubblica in un articolo pubblicato ieri.
Il Comune di Pomezia, Sindaco in testa e con al seguito anche la maggioranza pentastellata, in realtà non aveva mai nascosto il suo disappunto nei confronti del provvedimento – al di là di qualche dichiarazione di facciata – tanto che lo stesso Fucci si era detto pronto a valutare un eventuale ricorso al Tar in nome della “salvaguardia dello sviluppo economico e dell’occupazione del Comune di Pomezia”.
Il ricorso avverso il vincolo, allora, è arrivato come visto da Cogea insieme ad un’altra società ma al quale – rivela ora Giacomo Castro Presidente dell’associazione Latium Vetus che si sta battendo per la difesa del vincolo – “il Comune di Pomezia (che aveva comunque già presentato un ricorso gerarchico lo scorso 22 dicembre contro il Vincolo, ndr) ha dato in sostanza appoggio schierandosi al fianco di Cogea durante il dibattimento sull’istanza cautelare andata in scena due giorni fa e i cui esiti dovrebbero essere comunicati nei prossimi giorni”.
Il Comune di Pomezia tiene tuttavia a precisare che “è stata la Cogea ad aver chiamato in causa il comune nel ricorso al TAR” e che l’ente si è limitato a ribadire la posizione già espressa in passato: no ad un annullamento in toto del vincolo, sì ad una rimodulazione dello stesso.
Il Tribunale Amministrativo del Lazio, tornando al procedimento, deve infatti esprimersi sul ricorso presentato da Cogea contro il Vincolo MiBact dopo che lo stesso Tar aveva accordato – in un procedimento parallelo – la sospensiva della procedura di VIA (rilasciata dalla Regione Lazio a luglio 2017 nonostante l’avvio della procedura del vincolo a maggio, ndr) su richiesta di Latium Vetus, CdQ Santa Palomba e 15 cittadini.
IL CASO COGEA
Su Cogea si gioca infatti una delle partite più importanti dell’intera vicenda: il sito, lo ricordiamo, dovrebbe sorgere proprio dirimpetto a Tor Maggiore, in una zona, quella di Santa Palomba, dove peraltro gli impianti a forte impatto ambientale di certo non mancano, con alcuni di essi a pochissima distanza dal centro abitato o dalle scuole (e per di più nella latitanza dell’informativa alla popolazione in tema di R.I.R. Prevista dalla Seveso). Ed è proprio Tor Maggiore, la bellissima torre medievale che vedrebbe costruirsi innanzi un impianto di trattamento di rifiuti, ad essere diventata il simbolo della lotta a sostegno del vincolo.
Per Cogea, tornando all’impianto, parliamo di circa 60.000 mila tonnellate di rifiuti all’anno, con in più i dubbi sulla tipologia dei rifiuti stessi che Cogea tratterà: sarà quell’impianto di compostaggio di cui l’amministrazione comunale di Pomezia continua a parlare (con lo spettro del famoso “secondo stralcio funzionale” per il ‘bio’gas che continua comunque ad essere menzionato negli atti ufficiali) o dentro ci potrebbero finire fanghi, ceneri e scorie di impianti industriali di vario tipo come rivelerebbero i famosi codici C.E.R. impugnati da cittadini e associazioni?
Dubbi, domande che sembravano essere state messe a tacere proprio dal vincolo considerando che la sua ratifica blinda il territorio vietando “nuove costruzioni e attività industriali in quel territorio”.
A marzo, a questo proposito, il Ministero ha reso note le osservazioni presentate dagli attori in causa sul provvedimento del vincolo, la maggior parte delle quali muovevano in una direzione contraria ad esso: tra queste troviamo di nuovo il Comune di Pomezia, Unindustria, La Taha Estate srl, Torre Maggiore Srl, Elma Real Estate srl, Agricola Tre Erre srl, Pinagri Agricola Srl, Confagricola Lazio, e anche un Consigliere comunale di Forza Italia.
E ovviamente Cogea, che aveva chiesto già in quella sede lo stralcio del lotto dal vincolo dato che – si legge tra gli incartamenti – “l’ Autorizzazione Integrata Ambientale per la realizzazione di un impianto per la produzione di compost di qualità, comprende il parere favorevole di questo Ministero e della Regione Lazio sulla procedura di VIA” evidenziando altresì “come l’intervento non pregiudichi la visibilità della torre in quanto le opere in oggetto modificano lievemente le strutture esistenti”; secca è però stata in questo caso la replica del Ministero che parla di come “la formazione di ulteriori zone di degrado, dovute non esclusivamente all’intervento edilizio in sé ma all’indotto, che un impianto di compostaggio determinerebbe in un’area di così grande valenza storico-paesaggistica come quella individuata” comporterebbe un enorme “danno ambientale e visivo”.
Poche ma enormemente significative, per contro, le osservazioni a favore invece del provvedimento: tra queste troviamo il Comune di Ardea, Latium Vetus e la Regione Lazio, senza dimenticare le oltre 2.500 firme raccolte tra i cittadini proprio a sostegno del vincolo.
Alcune delle osservazione fatte pervenire sono state in tutto o in parte accolte, altre – laddove si andava a minare l’essenza stessa del procedimento del MiBact – sono state respinte (vedi Cogea) proprio per difendere quell’ “unicum paesaggistico di grandissimo valore storico” che l’area dei 2.000 ettari tutelati rappresenta.
Il tutto nel caos burocratico generato dalla Regione Lazio che da un lato ha appoggiato il vincolo ma dall’altro sta continuando a mandare avanti insiegabilmente l’iter burocratico di approvazione del progetto Cogea.
(Ampio approfondimento sul cartaceo di Aprile de Il Corriere della Città)