Si è conclusa pochi minuti fa un’assemblea pubblica organizzata dal gruppo No Biogas Pomezia e dall’associazione Latium Vetus. Durante l’assemblea i cittadini hanno annunciato di voler presentare un ricorso al TAR contro l’atto con cui la Regione ha dato il via libera all’impianto Cogea.
Come si è arrivati a questo punto
La decisione di presentare il ricorso arriva dopo anni di lotta contro la realizzazione dell’impianto di compostaggio. L’impegno dei cittadini sembrava essere stato vano, quando il 20 luglio la Regione aveva dato parere favorevole nella Valutazione di impatto ambientale. Nell’atto si legge ancora del secondo stralcio funzionale, parte integrante del progetto, che prevede la realizzazione dell’impianto a biogas. Il problema è che il Comune di Pomezia ha sempre presentato come una vittoria l’essere arrivati all’approvazione del progetto proprio senza il biogas. Inevitabile l’ira dei cittadini, che da sempre si oppongono all’impianto nella sua interezza e che non hanno digerito lo spianamento della strada per Cogea nel silenzio delle istituzioni. Ad aggravare la decisione della Regione, secondo i cittadini, c’è anche l’aver sostanzialmente ignorato la procedura di vincolo paesaggistico avviata dal Ministero dei Beni Culturali: in ballo c’è anche la tutela di Tor Maggiore. Lo stesso Comune di Pomezia aveva però espresso le sue osservazioni sulla proposta chiedendo di eliminare dal vincolo l’area in cui sorge la torre, ritenendola area di espansione industriale: proprio qui dovrebbe nascere Cogea.
Il contenuto del ricorso dei cittadini
L’amministrazione sembra ormai aver preso posizione a favore dell’impianto e dell’espansione industriale. A questo punto i cittadini che seguono da vicino le vicende dell’impianto hanno deciso di agire da soli. L’associazione Latium Vetus, il Comitato di Quartiere di Santa Palomba e 15 privati cittadini hanno firmato un ricorso da presentare al Tar con cui chiedono l’annullamento dell’atto regionale del 20 luglio. Tra le motivazioni c’è la mancata richiesta di un parere al Ministero dei Beni Culturali, coinvolto per via della procedura di vincolo e l’assenza di programmazione sul trattamento dei rifiuti umidi, settore in espansione spropositata rispetto alla disponibilità del territorio. La motivazione più rilevante è però quella che potrebbe invalidare l’atto, vale a dire una carenza di istruttoria riguardo all’impatto ambientale. L’atto afferma infatti che il progetto diviso in due stralci avrebbe un minore impatto ambientale sul territorio, ma non lo dimostra. Grazie alla presentazione del ricorso potrebbe essere approvata una richiesta sospensiva del procedimento che darebbe il via libera a Cogea. Nel frattempo si attende che il Mibact si esprima sul vincolo paesaggistico: i cittadini sperano così di poter fermare un impianto che finora è andato avanti come un treno.