Con il DGR 614/2018 la Regione Lazio dava il mandato alla sua società partecipata, la “Lazio Ambiente” di sviluppare un ambizioso progetto, quello per la “riconversione industriale” di un impianto che ha avuto una storia travagliata e che appartiene alla stessa società regionale.
Colleferro caput mundi
Il sito si trova a Colleferro, dove la Lazio Ambiente possiede anche una grande discarica presso l’area di Collefagiolara (discarica che presto, secondo i piani, dovrebbe chiudere, lasciando più interrogativi che soluzioni). Ma non sarà Collefagiolara ad accogliere la riconversione industriale voluta dalla Regione. Sarà invece quello che fu il fiore all’occhiello della Lazio Ambiente, ovvero il termovalorizzatore “gemellare” installato a Colle Sughero. L’assessore all’ambiente Massimiliano Valeriani saluta già da tempo il progetto come la panacea di tutti i problemi dell’area e non solo:
“Questo innovativo progetto – diceva già il 26 ottobre del 2018 – sarà al centro del nuovo Piano rifiuti della Regione e consentirà di risolvere molte criticità che affliggono il sistema dei rifiuti di Roma”. E in effetti molto del piano rifiuti presentato recentemente e in fase di avanzamento gira intorno a questo sito. Ma non è la prima volta che sulle spalle di Colleferro grava il peso della responsabilità per il miglioramento delle condizioni del sistema rifiuti nel Lazio.
Il passato di Colle Sughero e la nascita della “fabbrica di materiali”
In passato fu il termovalorizzatore, che ha funzionato per anni sostanzialmente in tandem solo con l’altra ciminiera di San Vittore (oggi rimasta unica nel Lazio e una delle pochissime del sud Italia). In seguito, quando il termovalorizzatore entrò in crisi (anche per forti problemi di inquinamento ambientale, dovuto a quanto pare al percolamento di liquidi presso le falde sottostanti all’impianto) si cominciò a parlare dell’avveniristico progetto. Anzi, cominciò l’allora assessore (e oggi presidente del consiglio regionale) Mauro Buschini, zingarettiano d’acciaio di Frosinone che lanciò l’idea di una specie di “fabbrica di materiali”, in grado con non meglio specificate tecniche di abbattere le emissioni, impedire lo sversamento di rifiuti in discarica o presso altri impianti di termovalorizzazione e attivare quel piano di “economia circolare” di cui tanto si favoleggia.
Il revamping milionario…ed inutile
In realtà non si è andati poi così spediti verso questa opzione, tanto più che nel frattempo, a costo di litigare con tutti i sindaci della valle la Regione si era talmente impuntata nel voler riqualificare il suo impianto strategico di termovalorizzazione da acquistare i pezzi per mandarla in “revamping”, ovvero per riammodernarla, attrezzando le nuove caldaie. Quando i camion di trasporti speciali provarono ad attraversare le strade che portavano a Colle Sughero (5 dicembre 2017) trovarono i cittadini e i comitati inferociti e il sindaco Sanna sdraiato sull’asfalto pronto a fare da scudo con il proprio corpo, pur di impedire che l’inceneritore continuasse il suo lavoro. Anche perché, nel frattempo, era emerso (già da tempo) il piccolo particolare del cromo esavalente e della possibile contaminazione dell’area proprio dovuta (forse) all’attività connessa all’incenerimento dei rifiuti. I pezzi sono stati portati (e pagati diversi milioni di euro) ma poi il revamping non si è mai fatto (milioni spesi invano di euro pubblici).
La rinascita dell’avveniristico impianto
Passa il tempo e la prospettiva di avere un termovalorizzatore funzionante nell’area è sempre sfuggente (i motori sono stati fermati a dicembre 2016 il primo e gennaio 2017 il secondo e non sono mai più ripartiti), quindi la Regione ha perduto una capacità di combustione di circa 220mila tonnellate di CSS l’anno. Allora riprende piede l’impianto “innovativo” per Colle Sughero, come risulta in una riunione tra Nicola Zingaretti, Massimiliano Valeriani e il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa del 16 ottobre 2018. “Sarà un impianto capace di recuperare gli scarti dei Tmb senza elementi di combustione e porrà fine al problema del ciclo dei rifiuti”.
Il piano dei rifiuti e il ruolo centrale di Colleferro
E l’impianto arriva, almeno su vaghi bozzetti propedeutici, accolto tra le pagine del nuovo piano rifiuti del Lazio, adesso in fase di approvazione. Sarà un impianto risolutivo, Valeriani lo ha definito “centrale per il piano stesso” come abbiamo visto “capace di trattare ben mezzo milione di tonnellate di rifiuti all’anno”. Ma la travagliata storia di questo impianto torna a mordere le caviglie agli intraprendenti amministratori regionali. Sì, perché il sito di Colle Sughero, come abbiamo accennato più volte, è inquinato. E sul perché non si possa avviare una riqualificazione industriale in quell’area ha ben relazionato tempo a dietro (il 3 aprile del 2019 con un comunicato stampa dall’eloquente titolo “ecco perché gli inceneritori di Colle Sughero non si possono reindustrializzare”) Ina Camilli, del comitato dei residenti locale.
I comitati “non si può fare nulla senza bonifiche”
“Il sito di Colle Sughero non può essere reindustrializzato e venduto, perché si dovrebbero mettere in conto ingenti somme per la bonifica”. Già, la bonifica, non ci avevamo pensato. È così tanto tempo che si favoleggia di super impianti avveniristici che nessuno ha ancora spiegato come si dovrebbe bonificare un’area che si presume dovrebbe essere inquinata niente di meno che da “cromo esavalente”. “Si dovrebbe trovare prima di tutto il responsabile dell’inquinamento – scriveva la Camilli – ma soprattutto si dovrebbe procedere alla caratterizzazione e la messa in sicurezza delle aree, cosa che non è stata fatta”. E per fare queste cose ci vuole di solito molto tempo e molti soldi, risorse di cui non si fa cenno nel nuovo piano dei rifiuti. Anche se nel 2018 Valeriani appariva davvero molto ottimista su ciò che sarebbe accaduto: “chiuderemo il ciclo dei rifiuti, grazie a questo impianto nel 2020” diceva. Insomma, terreni verificati, bonifica fatta, cantiere aperto, chiuso a pagato in tempo da record, meno di due anni.
L’ottimismo di Valeriani e gli Umpa Lumpa ballerini
Nel 2018 Valeriani era così ottimista che proprio non si capisce come faccia a stare così tranquillo con la seconda metà del 2019 che si apre senza particolari novità, salvo i proclami, sul fronte del nuovo impianto. E così, tra sogni di gloria, soldi spesi per pezzi mai usati (sarebbero oltre 12milioni di euro) e prime pietre da posare, Colleferro resta al centro di un avventuroso “storytelling” della Regione in cui questa fabbrica di materiali, un po’ come la fabbrica di Cioccolato della letteratura, fa sparire mezzo milione di tonnellate di rifiuti (forse con gli Umpa Lumpa ballerini a fare da contorno musicale) in tempo da record, facendo precipitare (molto comodamente a dire il vero) tutti i dati di fabbisogno di termovalorizzatori della Regione e farà tutto ciò, ignorando completamente la questione delle bonifiche, anche perché Valeriani non ne parla proprio mai. Il dubbio che ci sia qualcosa che non funziona (già da molto tempo) attorno a questa “fabbrica di materiali” dovrebbe già essere venuto a molti. Ma per ora, nessuno sembra allarmarsi.