La Asl ha diramato una nota con cui si aggiornano le disposizioni relative all’incendio EcoX di Pomezia dello scorso 5 maggio.
Il dipartimento di prevenzione della Asl Roma 6 ha scritto in Comune nuove indicazioni che hanno permesso al commissario straordinario di Ardea Antonio Tedeschi di firmare una nuova ordinanza. Viene ristretta la zona di divieto a 716 metri di raggio dal luogo dell’incidente (rispetto ai 5 chilometri dettati in precedenza, toccando dunque solo le aree più vicine alla frazione di Caronti) legate a chi fa coltivazione e allevamento. Dunque, solo per chi si trova in questa zona, vige il divieto di raccolta, vendita e consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati, pascolo degli animali, uso di foraggi per alimentazione degli animali e di mantenere gli animali da cortile in stabulazioni chiuse.
Si rassicura la cittadinanza che ciò che viene prodotto e messo in vendita sul territorio di Ardea risponde a criteri di qualità stabiliti dalle normative agroalimentari nazionali. Le notizie condivise sulle reti sociali anche in questo senso hanno generato, sovente, allarmi infondati su prodotti che erano stati da sempre esclusi dal provvedimento di restrizione.
“Si torna alla normalità, dopo più di un mese senza poter coltivare, raccogliere e vendere i prodotti della terra”. David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, esprime soddisfazione per la riduzione da 5 chilometri a 716 metri della fascia di interdizione alla raccolta di frutta e ortaggi, al pascolamento degli animali allo sfalcio del fieno e a Pomezia e Ardea a seguito del rogo alla EcoX. In quei pochi metri non ci sono attività agricole. “Ma non possiamo dimenticare che per oltre un mese – dice Granieri – le 150 aziende insediate nei 4.000 chilometri della perimetrazione individuata dalle autorità sanitarie hanno di fatto sospeso ogni attività produttiva. Parliamo di 150 famiglie che non hanno potuto raccogliere i frutti del loro lavoro, né venderli sul mercato e nemmeno nei loro punti per la vendita diretta frequentati ogni giorno da centinaia di consumatori, con l’azzeramento totale della loro unica fonte di reddito. Rinnoviamo il nostro invito alla Regione Lazio – conclude Granieri – a prevedere indennizzi una tantum per ristorare, seppure parzialmente, le perdite economiche causate dal mese di inattività forzata”. Perdite che, da una stima approssimativa, superano i 15 milioni di euro. “Confermiamo inoltre – aggiunge il direttore della Coldiretti del Lazio, Aldo Mattia – la volontà di costituirci parte civile in caso di procedimenti giudiziari. È inammissibile che il sistema agricolo locale debba pagare le conseguenze di un disastro la cui origine va ricercata altrove”.