“La nostra richiesta – si legge nella lettera – nasce dalla consapevolezza che un’azione amministrativa incapace e dissennata ha causato un indebitamento che probabilmente si attesta intorno ai 150 milioni di euro, che vede creditori i gestori della discarica dei rifiuti urbani, la ditta che si occupa della loro raccolta, la società che gestisce le mense scolastiche, la società che gestisce il Trasporto Pubblico Locale e quella degli scuolabus, l’ACEA, l’EDISON per la fornitura idrica e del gas, il fornitore di energia elettrica, la società municipalizzata che gestisce le farmacie comunali e molti altri soggetti pubblici e privati. Le ripercussioni di questa situazione sugli equilibri finanziari dei creditori metteranno a rischio gli stipendi dei loro dipendenti e la sopravvivenza stessa di alcune aziende, con la conseguente soppressione di servizi essenziali e necessari a garantire l’igiene e la sicurezza nel territorio comunale”.
I consiglieri passano poi alle considerazioni politiche, puntando il dito contro gli argomenti da trattare al prossimo consiglio comunale e la sede scelta per il suo svolgimento.
“Nonostante questi rischi si concretizzino ogni giorno in misura maggiore, il Presidente del Consiglio ha convocato il Consiglio Comunale per i giorni 22, 23 e 24 p.v. con all’ordine del giorno punti prevalentemente di urbanistica, una variazione allo Statuto per ridurre il numero legale necessario per lo svolgimento del Consiglio, e la sola discussione del Conto Consuntivo come ultimo punto, dopo che la presentazione e la votazione di questo documento contabile era stata richiesta ufficialmente per tre volte da consiglieri dell’opposizione, senza avere risposte in merito. Anomala appare poi la sede del Consiglio, convocato nella delegazione di Torvajanica e non nell’aula consiliare senza nessuna motivazione addotta, in palese contrasto con quanto stabilito all’art. 29 comma 4° dello Statuto comunale, rendendo in questo modo inaccessibili i lavori alla
popolazione dati gli spazi ristretti della struttura prescelta”. Vedendo in questa decisione una sorta di prevaricazione, la lettera si conclude con la richiesta al dott. Pecoraro si un “urgente intervento a tutela dell’Ente locale Città di Pomezia, delle famiglie e delle imprese presenti e operanti nel territorio, anche con il ricorso a Enti superiori quali il Ministero dell’Interno, la Corte dei Conti e la Ragioneria Generale dello Stato per quanto di competenza e nelle more dell’accertamento delle responsabilità degli amministratori nelle dovute sedi”.