660 mila euro di risarcimento: è questo l’importo che il Renato Buzi ha riconosciuto alla famiglia di P.T, 65enne morto nel 2009, a seguito di un tumore non riconosciuto al momento in cui poteva ancora essere curato.
La vicenda risale al 2005, quando l’uomo, in seguito a disturbi di salute, si era recato all’ospedale di Anzio per effettuare una Tac che svelasse l’origine dei suoi dolori. Ma il radiologo che effettuò l’esame non si accorse della presenza di una massa tumorale nel polmone destro.
Il paziente, convinto di stare bene, proseguì con la sua vita senza fare alcuna cura, fino a quando, circa tre anni dopo, non iniziò a peggiorare drasticamente, fino ad avere una emorragia dalla bocca, unita a forti dolori, che lo costrinse a recarsi nuovamente in ospedale a fare ulteriori accertamenti.
Stavolta la Tac mostrava chiaramente la presenza del cancro, che i medici cercarono di combattere sia con la chemioterapia che con l’intervento chirurgico di asportazione. Ma le cure erano arrivate troppo tardi, perché ormai le metastasi avevano invaso l’uomo.
Alla sua morte, la famiglia decise di denunciare l’accaduto e adesso il giudice del Tribunale civile di Velletri ha riconosciuto la fondatezza delle accuse, condannando il radiologo dell’ospedale al risarcimento di 660mila euro nei confronti dei familiari del defunto.