ancora a secco. L’ultimo annuncio era stato dato dall’Amministrazione comunale lo scorso 6 Luglio, garantendo il raggiungimento dell’accordo tra Comune di Pomezia, Acea e Provincia di Roma, grazie al quale dalla settimana successiva sarebbe cominciata la fornitura dell’acqua alla torre piezometrica di Santa Palomba, per poi essere distribuita
nelle case dopo i 45 giorni previsti il depuramento. Ma, dopo oltre 3 mesi, i rubinetti sono ancora a secco. A segnalare il problema Diego Casubolo, presidente del Comitato di Quartiere Roma 2, che domattina invierà una raccomandata al Prefetto di Roma, al Garante Regionale per il Servizio idrico integrato, al Presidente della Provincia di Roma, al Presidente di Acea ATO2 ed al Sindaco di Pomezia, dove si riassume il problema a partire dalla Convenzione di urbanizzazione che, nel 1989, ha consentito la costruzione del popoloso quartiere. “In merito alla rete idrica – spiega Casubolo – si prevedeva che “il Comune di Pomezia provvederà direttamente o tramite concessionario […] alla estensione della rete in quelle zone e alla costruzione della rete di distribuzione dell’acqua potabile.” I lottizzatori di contro, si impegnavano alla realizzazione di “un autonomo e provvisorio impianto idrico relativo alle reti di distribuzione dell’acqua potabile occorrente ai fabbisogni dei residenti nelle more della esecuzione delle opere da parte del Comune, nonché impianti di prelevamento e trattamento acque”. Attualmente sono state realizzate e sono abitate tutte le palazzine previste dalla Convenzione del 1989, circa 850 appartamenti, è stata realizzata a cura del Comune la rete idrica e una torre Piezometrica, per la quale sono stati spesi milioni di euro, ma non si riesce a far arrivare l’acqua alle nostre case”.
Il Comitato ha monitorato i vari iter sin dall’inizio, prendendo per buone le promesse fatte il 5 agosto 2010. “Abbiamo seguito la vicenda attingendo notizie dal Settore Lavori Pubblici del Comune di Pomezia e dai giornali – continua il presidente del Comitato di Quartiere – apprendendo a più riprese che i problemi erano stati risolti. Il 5 agosto 2010, infatti, nel corso di una conferenza stampa, l’Assessore provinciale Michele Civita, l’Assessore comunale Edgardo Cenacchi, il Presidente di Acea Sandro Cecili, il funzionario
dell’Autorità d’Ambito Alessandro Piotti e il Dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Pomezia Renato Curci hanno annunciato che il 23 agosto, sempre del 2010, sarebbero partiti i lavori per istallare i contatori alla torre piezometrica e che ci sarebbero voluti due mesi per i lavori e altri due mesi per spurgare i serbatoi e mettere in circolo l’acqua. Con la prudenza del caso assicurarono che l’acqua sarebbe arrivata al massimo nel corso della primavera del 2011. Abbiamo creduto a quanto affermato in pompa magna, ma evidentemente abbiamo fatto male”.
Perché, in effetti, dell’acqua non c’è nemmeno l’ombra. “E invece nulla – conferma sconsolato Casubolo – nulla che è proseguito fino al successivo comunicato stampa, che il 6 luglio 2011 annunciava, replicando uno spettacolo purtroppo già visto, che era stato raggiunto l’accordo tra Comune, Acea e Provincia di Roma e che dalla settimana dopo
sarebbe cominciata la fornitura dell’acqua la quale, dopo quarantacinque giorni, sarebbe stata distribuita alle abitazioni. Ma anche questa volta alle promesse non sono
seguiti i fatti a causa di un presunto debito del Comune nei confronti di Acea, che impedirebbe l’aumento della portata d’acqua destinata al Comune. Ma noi che c’entriamo? I tanto proclamati accordi in cosa consistevano? In quelle sedi non si parlava anche degli aspetti economici? Qui ci sono 850 famiglie che, nonostante abbiano comprato abitazioni realizzate a seguito di regolari concessioni edilizie, non hanno l’acqua potabile, che riteniamo un nostro sacrosanto diritto, anche perché non solo con l’acquisto delle nostre case abbiamo pagato gli oneri di urbanizzazione, ma, sulla scia delle “confortanti” notizie divulgate dall’Amministrazione, abbiamo realizzato di tasca nostra il collegamento ai palazzi, altra spesa inutile, visto che ancora non arriva una sola goccia di acqua potabile nelle nostre case”. I cittadini di Roma 2, pur di avere l’acqua, sono
anche disposti a pagare più del dovuto. “Ci siamo resi disponibili ad essere serviti direttamente da Acea, accettando delle tariffe superiori rispetto a quelle praticate dalla Edison spa a Pomezia, abbiamo raccolto le firme e le abbiamo consegnate al Sindaco, ma nemmeno quello è servito a nulla. A questo punto è rimasto solo il nostro ennesimo grido di dolore, lanciato da cittadini che credono fortemente nelle Istituzioni e che, con la compostezza e la civiltà che li ha distinti in questo articolato e ventennale viaggio verso un servizio primario quale l’acqua, chiedono di trovare urgentemente una soluzione ad un problema che ha assunto risvolti grotteschi. Una soluzione ci dovrà pur essere!”.
Certo, ma bisogna trovarla….