Un silenzio assordante, da parte del Comune di Pomezia, continua ad avvolgere il quartiere di Campo Ascolano e in particolare Via Tanaro, dove da mesi è in costruzione un vero e proprio ‘eco-mostro’ nella totale indifferenza (voluta?) da parte delle istituzioni. La vicenda è ben nota (leggi qui e qui) ma, ad oggi, non c’è stata alcuna dichiarazione da parte dell’Amministrazione per far chiarezza e spiegare ai cittadini cosa ci sia dietro a questa costruzione. Dove è finita allora, viene da chiedersi, la trasparenza a cinque stelle?
La novità più importante, lo ricordiamo, è quella di cui abbiamo dato conto ai nostri lettori lo scorso 9 marzo, ovvero la richiesta da parte della Regione Lazio di uno stop cautelativo dei lavori proprio con lo scopo di far luce su un cantiere a dir poco controverso; i cittadini di Campo Ascolano nonché uno dei Comitati di Quartiere speravano, con questo provvedimento, di veder tutelati i propri diritti contro la ‘prepotenza’ di un palazzo infilato a forza in un contesto edilizio di tutt’altro tipo. Ebbene, nonostante il documento prodotto dagli uffici regionali, nulla è cambiato, sia dal punto di vista dei lavori – che proseguono senza sosta – sia sotto il profilo “comunicativo”, con il Comune di Pomezia che continua a sottrarsi, nonostante i ripetuti solleciti anche da parte della nostra redazione, dalla sua responsabilità di rendere conto ai cittadini di quanto in opera.
Tante, pertanto, le domande a cui nessuno ha dato risposta ai cittadini: cosa c’è dietro questo cantiere? Chi trae vantaggio da tale situazione? E, soprattutto, perché non viene fermato, come richiesto dalla Regione, quantomeno “per verificare lo stato delle procedure”?
La legge
La normativa in materia di Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia è largamente complessa (qui un’ampia trattazione). Per sintetizzare è il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale a esercitare, anche secondo le modalità stabilite dallo statuto o dai regolamenti dell’ente, la vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia nel territorio comunale per assicurarne la rispondenza alle norme di legge e di regolamento, alle prescrizioni degli strumenti urbanistici ed alle modalità esecutive fissate nei titoli abilitativi; tutto ciò non esenterebbe comunque il Sindaco stesso, secondo alcuni, dal rispondere eventualmente di abusi commessi (si legga qui ad esempio). In tal senso, un’altra domanda resta in sospeso: potrebbe il Sindaco, proprio per tutelare tutte le parti in causa, emettere un’ordinanza di sequestro come previsto dall’articolo 27 comma 3 del DPR 380 del 2001? Noi dal canto nostro continuiamo ad aspettare, fiduciosi, una risposta da dare finalmente ai cittadini…