Fino al 30 dicembre 2016
É un evento che porta lustro alla città di Ardea la mostra internazionale Segno-Suono-Luce di Francesco Guadagnuolo con il patrocinio del Comune di Ardea. Attualmente, la città di Ardea è al centro della grande arte italiana” con la mostra “Manzù. Dialoghi sulla spiritualità, con Lucio Fontana” nel Museo Manzù, via Laurentina, km 32 e l’altra la mostra personale “Segno-Suono-Luce” di Francesco Guadagnuolo presso la “domus Danae”, via Pratica di mare, 9. Tre importanti artisti ad Ardea: Manzù, Fontana, Guadagnuolo, che pubblico e critica riconoscono dal punto di vista artistico-culturale. Manzù il grande scultore del ‘900 che ha creato un suo classicismo moderno, Fontana fondatore del movimento spazialista e Guadagnuolo considerato il massimo esponente della corrente del “Transrealismo Internazionale” in Italia.
Segno Suono Luce è un’esposizione che coinvolge lo spartito musicale dei più celebri compositori nella scena internazionale. La mostra fino al 30 dicembre 2016 vede opere pittoriche che mettono in dialogo arte e musica, rendendo una nuova linea dell’arte nei rapporti che intercorrono con il tempo musicale.
Quindi una mostra da vedere e quasi da ascoltare tutta dedicata alla musica. Ha affermato il celebre compositore Mauro Bortolotti: «Guadagnuolo vuole che la pagina musicale s’intuisca, si percepisca nella sua essenza, nei suoi vuoti e pieni, nei silenzi e nelle violenze, attraverso l’agitarsi di colori e gesti figurativi gettati sulla partitura con slanci controllati o no, ma pur sempre coerenti e incisivi. Egli dice: “Come se la musica si concretizzasse in immagini prima della sua esecuzione”. Si tratta, forse, di una realizzazione del sogno scriabiniano di un’opera d’arte totale, dove convivono non solo testo, musica, danza, coro, ma anche profumi e colori che un pianoforte opportunamente “modificato” saprà far sgorgare, come per magia, per descrivere miti prometeici e estasi inenarrabili. Del resto, Guadagnuolo non ignora nulla dei movimenti culturali del nostro tempo: la sua frequentazione di poeti e musicisti, la sua assidua presenza nelle sale concertistiche gli hanno fatto conoscere tutti i più avanzati compositori italiani, da quelli di Nuova Consonanza, come Guaccero, Evangelisti, Clementi, chi scrive, fino a Petrassi, Testi, Schiaffini, Chailly, Donatoni, Berio e ai tanti stranieri… Da quasi tutti costoro, Guadagnuolo ha ricevuto pagine di musica, mute, ovviamente, fino al momento in cui qualche esecutore non ha conferito loro concretezza, realtà sonora. Ma è su quel progetto muto che egli interviene, per dargli essenza materiale e visiva, permettendo di far prevedere, o meglio, presentire, ciò che si realizzerà pienamente con gli “strumenti della musica».
Ha scritto il critico Antonio Gasbarrini: «Francesco Guadagnuolo, conferisce un’originale ed autonoma espressività alle partiture, radicalmente trans/figurate dalla sovrapposizione di timbrici colori/segno. Sono pertanto i testi musicali di compositori contemporanei ad offrire all’artista siciliano l’opportunità di cambiare i connotati familiari del pentagramma – di per sé già da tempo corrosi da molte scritture innovative di musica elettronica analogica e digitale – fondendo il momento spiccatamente sonoro con quello visivo. In queste tavole di una nuova, unitaria legge uditiva-percettiva, le singole pagine musicali si fanno pre(ante)/testo i virtuali sonorizzazioni realizzate con un’accentuata geometrizzazione euritmica di forme ermafrodite sopravanzanti le armonie-disarmonie intuibili dalla sola lettura dello spartito originario. Anche in quest’occasione, com’è già avvenuto nell’altro suo mirabile ciclo ‘Gli iperspazi e l’energia del segno’, è la dilatazione spaziotemporale dell’“immagine del suono”, quel suono a cui non è consentito viaggiare fisicamente nel vuoto (come avviene invece per la luce), ad inoltrarci nei fantasmagorici, musicali abissi intergalattici di Francesco Guadagnuolo».