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Calcio. Roma, Spalletti: ‘Con il Chievo d’obbligo la vittoria’

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Si è conclusa alle 14 la conferenza stampa pre-gara dell’allenatore giallorosso Luciano Spalletti, l’ultima del 2016. Il tecnico, come previsto, oltre a dare qualche anticipazione sulla partita di domani ha parlato molto anche della recente sconfitta con la Juventus. Ma, come al solito, il Mister è partito dagli infortunati.

“Nura e Lobont – ha dichiarato – proseguono la riabilitazione, mentre Florenzi, lunedì ha cominciato la corsa lineare: siamo a sette settimane dall’intervento, quindi tutto procede nei tempi previsti. Nelle prossime settimane aumenterà i carichi di lavoro, ma dipende da come risponde il ginocchio. Paredes corre da 2-3 giorni, ma ogni volta che esce gli dà fastidio la caviglia: oggi riproviamo, però è difficile che sia a disposizione per domani. Manolas ha un infortunio muscolare alla coscia destra, poi ci sono Francesco Totti, Radja Nainggolan e Daniele De Rossi che sono da valutare”.

Poi si è parlato della sconfitta di Torino. Come ha reagito il gruppo?

“Benissimo, nel senso che queste sono sconfitte che fanno male, poi va fatta un’analisi obiettiva dentro lo spogliatoio. È venuto fuori un discorso molto bello, una presa di coscienza della situazione attuale. Non bisogna buttare via in 5 minuti tutto ciò di buono che è stato fatto per questa sconfitta: dà fastidio, ci vede tre punti più lontani dalla Juventus, ma poi ci sono altre considerazioni da fare, che vanno tutte a favore di questi ragazzi, che devono mantenere intatta l’autostima, per quello che hanno fatto e che possono fare. Stanno lavorando in modo corretto, si vede l’entusiasmo del gruppo e la voglia di andare a trasferire l’amarezza della sconfitta verso la vittoria assoluta col Chievo”.

 

Cosa si aspetta dalla Roma di domani sera? “Prima di tutto mi fa piacere evidenziare il buon lavoro di Maran, un allenatore da campo, di quelli veri. Noi dobbiamo stare attenti alle verticalizzazioni improvvise e a dar seguito in velocità all’azione, loro ti saltano addosso se fai un possesso con poca qualità. In quei “5 minuti che non bisogna buttare all’aria tutto” c’è anche l’imposizione di vincere questa partita”.

 

Se la Roma non vince lei se ne andrà? “Queste cose le ho dette 20 giorni fa e sono le stesse cose che ho detto precedentemente, siete voi giornalisti che avete dato un taglio diverso alle mie parole. Nel calcio, come in qualsiasi azienda e in qualsiasi lavoro, è normale fare bilanci: io ho l’imposizione di vincere perché ho a che fare con una buona squadra, però poi si deve verificare se questo è avvenuto. Adesso bisogna vincere questa partita col Chievo, rientra nell’analisi. Poi è chiaro che ci sono stati risultati che fanno male, ma in generale lavoriamo in modo corretto. Sarebbe invece scorretto dire: “visto che non ho vinto nulla, facciamo 5 anni di contratto”. Io sono abituato a dover portare a casa un risultato”.

 

Szczesny, dopo la sconfitta con la Juve, ha detto che bisogna essere uomini e non ragazzini. In che senso questa squadra è ragazzina? “In alcuni momenti abbiamo fatto vedere un volto diverso rispetto al valore della squadra. Potrei dire che siamo stati ragazzini a Cagliari, quelli sono punti da non perdere, così come nel finale a Bergamo. Non dovevamo perdere punti in queste due partite. E non dobbiamo perdere punti domani sera. Perdere con la Juventus ci può stare, lo abbiamo fatto in modo degno, nel secondo tempo c’è stata una reazione, abbiamo fatto qualcosa in più. Penso che quello che ha detto Szczesny sia un po’ riferito a questi cali che a volte ci sono stati. Abbiamo detto in modo diverso, lui lo ha sintetizzato ma mi sembra che ci possa stare. Bisogna fare risultati soprattutto con le squadre che sono inferiori al nostro potenziale”.

 

È vero che Perotti ed El Shaarawy hanno espresso perplessità a giocare a destra? “Sì, loro si trovano meglio dall’altra parte. Di solito si fa così per la palla imbucata, il gioco di Zeman ha insegnato questo. Io non sono molto d’accordo, ma c’è da fare opera di convinzione e farli trovare in situazioni diverse. È dipeso dal ruolo che avevo da coprire in quel momento e dal fatto che avevo dei calciatori che non avrebbero finito la partita: Bruno Peres era rischioso farlo giocare anche solo un quarto d’ora, Salah non sarebbe durato. Dovevo far passare 30-40 minuti di partita con palla addosso e in questo Gerson è bravissimo. Se impara a perdere qualche palla di meno può diventare uno dei due davanti alla difesa”.

 

Circolano voci riguardo acquisti. Di cosa ha bisogno la Roma? “Nel tentare di fare l’inventario sentiremo anche i giocatori, per capire se qualcuno vuole andare via. Tenere quelli che hanno giocato poco può creare problemi. Forse serve un centrocampista, se capita giusto. Poi per il resto ci sembra una situazione tranquilla. Non faremo scelte strane”.

 

Dal 2001 la Roma è arrivata seconda 8 volte: perché non si riesce a vincere uno scudetto? Cosa manca? “Siamo comunque stati bravi ad arrivare secondi, le insidie sono tante. Dobbiamo fare qualcosa di più, bisogna tenere l’asta più alta possibile. I giocatori devono ragionare per migliorarsi sempre, accettare la considerazione dura del risultato e del lavoro fatto. Qualche risultato doveva essere diverso, per quanto mi riguarda il lavoro della Roma è molto dignitoso, si dovrà sottolineare dopo il Chievo”.

 

 

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