Pubblichiamo la nota, a seguito dei lavori della Commissione Istruzione, Politiche educative ed Edilizia scolastica riunitasi lo scorso 22 settembre, relativa alla possibilità di consumare a scuola il pasto portato da casa, in luogo di quello del servizio di refezione scolastica, così come emerso a seguito di recenti sentenze (Corte d’Appello di Torino n. 1049 del 21 giugno 2016; ordinanza del Tribunale di Torino n. 22390 del 9 settembre 2016):
“Si riporta di seguito quanto emerso, nell’ ambito della Commissione Istruzione, Politiche educative ed Edilizia scolastica riunitasi lo scorso 22 settembre, che ha preso in esame la questione relativa alla possibilità di consumare a scuola il pasto portato da casa, in luogo di quello del servizio di refezione scolastica, così come emersa a seguito di recenti sentenze. (Corte d’Appello di Torino n. 1049 21.06.16 ; ordinanza del Tribunale di Torino n. 22390 del 9.09.2016).
L’Anci ritiene che consentire che le famiglie possano provvedere autonomamente a fornire al proprio figlio un pasto da consumare a scuola pregiudichi una delle principali finalità della refezione scolastica che è rappresentata dall’ educazione ad un’alimentazione sana, equilibrata e condivisa all’ interno di una comunità, quale importante momento di socializzazione.
E’ necessario comunque precisare che, anche laddove venisse sancita definitivamente tale possibilità, le competenze obbligatorie attribuite ai Comuni rimangono unicamente la messa a disposizione di locali adeguati, ai sensi delle norme tecniche per l’edilizia scolastica, e la fornitura di un servizio di refezione collettiva che garantisca, unicamente per gli utenti iscritti al servizio, un pasto di qualità, equilibrato e servito nel rispetto di tutte le norme igienico sanitarie.
L’istituto scolastico è chiamato ad assicurare invece l’assistenza educativa, tramite il personale insegnante, e l’assistenza materiale tramite il personale ausiliario. Anche qualora siano confermate le recenti sentenze, tali tipologie di assistenza continueranno ad essere obbligatorie indipendentemente se il pasto è fornito dalla famiglia o dal servizio comunale.
La refezione scolastica è un servizio che ha una funzione educativa e formativa, che concorre ad attuare il principio di uguaglianza e di contrasto alle discriminazioni ( art. 3 della Costituzione).
Ove le conclusioni scaturite da recenti sentenze dovessero trovare conferma, non potremmo che prendere atto della decisione di alcune famiglie e della legittimazione loro offerta dal giudice a fare a meno del servizio di refezione, ma saremmo anche costretti a ribadire quali sono le competenze e le responsabilità di ciascuno degli attori istituzionali coinvolti, perché i Comuni sono tenuti ad offrire un servizio di supporto alla scuola, organizzando la refezione e mettendo a disposizione i refettori, ma spetta unicamente alle amministrazioni scolastiche organizzare il tempo dell’insegnamento e dell’educazione, anche durante la consumazione dei pasti comunque forniti.
Tale posizione sarà ribadita nella nota che l’ ANCI invierà ai ministeri interessati, MIUR e Ministero della Salute, ribadendo comunque quanto previsto nelle Linee guida nazionali per la ristorazione scolastica, che considerano la refezione un importante e continuo momento di educazione e di promozione alla salute dei bambini, che dovrebbe coinvolgere collegialmente docenti e genitori”.