Tra di loro anche 2 dipendenti infedeli di poste italiane, ai quali vengono contestati i reati di accesso abusivo a sistema informatico e ricettazione di assegno postale
Sono 14 le persone denunciate al termine di una lunga e complessa indagine condotta dal Compartimento Polposta di Roma, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Sfruttando la complicità di due dipendenti infedeli di Poste Italiane, il gruppo si appropriava illecitamente di ingenti somme di denaro di correntisti di Poste Italiane, che poi riversava su diverse carte Postepay attivate a nome di terzi.
Le indagini, condotte da un paio di mesi, hanno ricostruito la lunga serie di truffe ai danni degli ignari correntisti, portate a termine grazie a ripetuti furti di identità, laddove grazie alla collaborazione con Poste Italiane gli investigatori della Specialità hanno potuto smascherare i due dipendenti infedeli, che, abusando della funzione rivestita all’interno dell’azienda, hanno contribuito in maniera determinante ali disegni criminosi del gruppo.
Il modus operandi utilizzato era il seguente. Il primo dipendente infedele di Poste entrava abusivamente nell’archivio informatico dell’Azienda e carpiva i dati relativi ai conti delle vittime. Poi li passava a un complice dell’organizzazione che, a sua volta, con un documento falso, operava sui conti, ottenendo l’emissione di assegni di notevole importo, versati a favore di società costituite ad hoc dagli indagati al solo fine di simulare normali transazioni commerciali.
La seconda dipendente di Poste, direttrice dell’Ufficio Postale dove era stato versato l’assegno, ne facilitava l’incasso, dando precise disposizioni a un impiegato affinché procedesse al pagamento dello stesso, sebbene l’uomo che si era presentato a riscuoterlo non fosse legittimato ad effettuare tale operazione.
Le somme sottratte in frode ai conti Bancoposta dei correntisti ammontano a circa un milione e mezzo di euro. Tra le vittime, privati cittadini ed aziende, ed addirittura anche una associazione di medici, alla quale sono stati sottratti circa 500mila euro.
Le somme venivano poi riversate su diverse carte Postepay attivate a nome di terzi al solo fine di riciclare il denaro, rendendone complesso il recupero sia da parte di Poste Italiane che degli organi di Polizia.