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IN ARRIVO ALTRI SFRATTATI DA ROMA

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30 nuove famiglie in arrivo a Pomezia direttamente dalle case popolari di Roma. E’ quanto si è appreso questa mattina quando, a seguito di uno strano via vai di camion che portano mobili in un edificio di via Del Mare, all’altezza dell’hotel Enea, la Polizia Municipale, su indicazione dell’Amministrazione comunale, ha fatto dei controlli. Dalle verifiche effettuare è emerso che quelli che fino a poco tempo fa dovevano essere degli uffici dalla prossima settimana ospiteranno una trentina di famiglie che avrebbero dovuto occupare, nella Capitale, gli alloggi che invece saranno destinati ai profughi libici.
Ancora una volta il Comune di Roma, come già negli anni passati, ha ben pensato
di risolvere le proprie emergenze abitative portando oltre i suoi confini persone e problemi, ed ancora una volta ha agito unilateralmente, senza chiedere il parere dell’amministrazione pometina. Le trenta famiglie che si insedieranno a Pomezia, infatti, necessiteranno di tutti i servizi che il Comune di Roma non sarà più in obbligo di dare, dalla scuola all’assistenza sociale, che dovrà di conseguenza fornire l’amministrazione locale. Per scongiurare quella che inizialmente sembrava addirittura un’occupazione abusiva, oggi sono stati fatti tutti i controlli sui permessi e sulla destinazione d’uso dello stabile. A quanto pare per l’edificio è stato chiesto il cambio di destinazione da uffici ad aparthotel, per cui la situazione
amministrativa del titolare dell’immobile è regolare. A trovare questa sistemazione una cooperativa a cui il Comune di Roma aveva dato l’incarico di ricercare miniappartamenti in locazione. Detto fatto: quelli situati a 30 chilometri dalla capitale sono sembrati i più adatti agli amministratori capitolini, che hanno immediatamente dato parere positivo, senza curarsi di informare i colleghi di Pomezia. Adesso ci si aspetta un’altra azione da parte del Sindaco De Fusco, che un paio di anni fa protestò a viva voce per una vicenda analoga: una ventina di famiglie provenienti dalle case popolari di Roma stavano per essere mandate a Pomezia, tra la Laurentina e l’Ardeatina, per indicazione di Alemanno e senza alcun accordo preventivo. All’epoca le rimostranze, che facevano riferimento anche ad alcuni cavilli legali, sortirono il loro effetto, e gli sfrattati romani restarono all’interno del Raccordo Anulare. Anche questa volta i legali del Comune di Pomezia si sono messi al lavoro, per evitare nuovi problemi in un territorio che l’emergenza abitativa la conosce molto bene senza bisogno di altri “aiuti” esterni. Da Via Catullo in poi, scendendo verso via Cincinnato, i casi di intere palazzine prese dal Comune di Roma sono tantissimi. Forse adesso è arrivato il momento di porre un freno alla prepotenza di Roma nei confronti dei Comuni limitrofi, che non
possono solo subire la vicinanza con la Capitale, senza trarne alcun vantaggio.

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