fanno parte undici persone, di cui quattro di nazionalità italiana, sei di origini rumene ed un marocchino. I malviventi rubavano automobili di lusso e di grossa cilindrata, come Maserati Granturismo, Porsche Cayenne e Bmw, che poi
venivano smontate in varie parti e successivamente introdotte in alcuni container,
per essere poi spedite via mare all’estero. Da lì venivano vendute a prezzo vantaggioso – soprattutto per i malfattori – sul mercato degli Emirati Arabi e del Nord Africa. L’indagine della Guardia di Finanza, che si è svolta in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane, ha portato al sequestro di sessanta automobili rubate: tutte rigorosamente smontate. I finanzieri hanno ritrovato circa 5mila componenti di autovetture, tra gruppi ottici, portiere, plance, trasmissioni complete, semiassi, radiatori, centraline elettroniche, sezioni di scocca, un camion ed un capannone commerciale, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. L’indagine, denominata “Operazione Mosaico”, ha avuto inizio dall’analisi delle merci che transitavano nel porto della Spezia: le Forze dell’Ordine hanno infatti individuato all’interno di un container destinato al Marocco, che avrebbe dovuto contenere pezzi di ricambio usati, motori e parti di autovetture provenienti da macchine rubate. Alle Fiamme Gialle sono bastati pochi giorni per ricostruire il quadro del traffico illegale che partiva da una società di
ricambi automobilistici con sede qui a Pomezia. Alcune telecamere nascoste, hanno rilevato le aree dove avveniva lo stoccaggio delle parti di auto che poi venivano ammassate nell’hangar dove si svolgeva l’attività criminale. Le automobili, dopo essere state rubate venivano trasferite in un luogo idoneo al riciclaggio, e, dopo essere state fornite di documentazione e targhe nuove, venivano vendute nel Nord Africa o addirittura nuovamente nel mercato europeo. Così come è successo per una Porsche Carrera 4s, rubata qualche anno fa a Torino e poi, dopo essere stata reimmatricolata negli Emirati Arabi, era pronta per essere rivenduta in Francia. Un grosso giro di affari, di cui era rimasto vittima inconsapevolmente anche il proprietario del capannone di Pomezia, che aveva regolarmente affittato l’immobile ad uno dei componenti della banda. L’uomo infatti, dopo essere stato convocato dai militari sul luogo dell’intervento, ha riconosciuto con stupore, tra le migliaia di parti di autovetture, alcuni pezzi della propria fiammante berlina, rubatagli pochi giorni prima.
Le undici persone coinvolte, che inizialmente hanno tentato di scappare, sono
state tutte arrestate e denunciate per furto e riciclaggio. Gli arresti sono avvenuti a Pomezia dalla Guardia di Finanza ligure, che ha inviato “in trasferta” i propri uomini per sgominare la banda.