Tornano a farsi sentire gli ex dipendenti del Consorzio per l’Università di Pomezia, licenziati dopo la decisione da parte dell’amministrazione comunale di chiudere il polo universitario e il Consorzio stesso. L’accusa che i lavoratori rivolgono all’amministrazione pentastellata è di aver fatto “differenze”, licenziando 18 dei 21 dipendenti, facendo invece continuare a lavorare le altre 3 persone, per le quali – secondo i licenziati – a breve verrà formalizzata l’assunzione nella ex Pomezia Servizi, ora Socio Sanitaria Pomezia srl. Ad illustrare quanto accaduto la lettera di denuncia a firma degli ex dipendenti, tutt’ora senza lavoro.
“Sono trascorsi 2 anni dalla chiusura del Consorzio per l’Università di Pomezia, per mera memoria è opportuno ricordare che l’Università di Pomezia negli anni in cui ha funzionato ha ospitato corsi di laurea di particolare pregio: Economia aziendale, scienze infermieristiche, Scienze Politiche, Giurisprudenza, ed altri corsi di specializzazione – scrive l’ex dipendente – Dal 2005 al 2012 la media degli studenti iscritti era di circa 1500 con un picco di circa 2500 studenti, nell’anno 2007/2008. Cosa ha prodotto in termini di danni alle famiglie la chiusura? L’indotto economico che girava intorno all’università a quanto ammontava? Queste sono alcune domande che da tempo vi abbiamo rivolto e non abbiamo avuto risposta, forse un giorno chi di dovere capirà il danno fatto”.
“Come detto – proseguono i lavoratori licenziati – sono trascorsi quasi due anni dal giorno in cui 18 dei 21 dipendenti dell’ex Consorzio per l’Università di Pomezia sono stati licenziati “in tronco”, senza possibilità alcuna di essere reintegrati. Ricordo come, in quei giorni, consiglieri e sindaco ci hanno sbattuto – a più riprese – la porta in faccia negandoci ogni possibilità di ricollocazione: che fosse quella del riassorbimento nella Pomezia Servizi, considerata in fase di smantellamento; o quella, più improbabile, anzi, quasi impossibile, al Comune di Pomezia.
Dunque, di quei 21 dipendenti soltanto 3 unità sono state individuati (selezionati usando quali parametri?) come soggetti necessari per agevolare la fase liquidatoria; alla fine della quale avrebbero subito la stessa sorte degli altri 18 malcapitati.
La fase liquidatoria, pur non essendo stata ancora ultimata, è in via di esaurimento e dunque le sorti dei 3 lavoratori dovrebbe essere segnata. E invece? Invece, pare che per loro si stiano aprendo – magicamente – le porte di una possibile ricollocazione. Già! Se da un lato, come padre di famiglia, l’indiscrezione ci trova assai favorevole, come padre di famiglia ”licenziati” ci lascia un po’ l’amaro in bocca. E con l’amaro, il rospo che facciamo fatica a espellere”.
“Il governo cittadino, infatti, ha estratto dal suo cilindro magico la soluzione che i lavoratori aspettavano – continuano gli ex dipendenti del Consorzio – I 21 lavoratori (18 licenziati + 3 “selezionati”)? Neanche a parlarne, no! La notizia della nascita della Socio sanitaria Pomezia s.r.l., Gennaio 2016, aprirà le sue porte ai soli 3 lavoratori suindicati, proiettandoli in un sistema produttivo legato alla gestione di asili nido comunali, all’assistenza domiciliare scolastica, alla gestione del Centro Diurno, al pronto intervento sociale, al trasporto disabili, e chi ne ha più ne metta. Come da accordo sindacale, la Socio Sanitaria Pomezia s.r.l., infatti, accoglierà al suo interno (assumendolo a tempo indeterminato) il personale in esubero dalla Pomezia servizi s.p.a. e dal Consorzio per l’Università di Pomezia. Con una manovra degna della “nuova politica”, pare sia stato consentito già ad una delle tre unità “selezionate” di poter far parte, come quadro dirigente, della stessa Socio sanitaria. Che fortuna! Inoltre, ad oggi la nuova Socio Sanitaria attinge il personale utilizzato, tramite chiamata diretta dalle Cooperative o dalle Agenzie interinali. La manovra, come era prevedibile (o no?) sta scatenando stupore e perplessità, e ancor più rabbia e sconforto in quei lavoratori ai quali, in quel lontano/vicino 30 giugno 2014, non era stata data alcuna possibilità di rientrare nel mondo del lavoro. Parlo anche e soprattutto dei sottoscritti, etichettati con il più classico “raccomandati e non qualificati” e, pertanto, licenziati”.
“La domanda – concludono i lavoratori disoccupati – è una soltanto: esistono esuberi di serie A ed esuberi di serie B? Perché ai 18 licenziati non è stata aperta la mobilità consentendo la stessa possibilità di ricollocazione data ai 3 “selezionati”? Come spiegarlo ai miei figli? La domanda è rivolta a Lei, Signor Sindaco. La Sua risposta la leggeremo molto, molto lentamente ai nostri figli. Grazie”.